Open Music #2 – Tempo Reale Electroacoustic Ensemble – Jonathan Faralli – AD

John Cage, Variations VI (1966), per ensemble elettroacustico

Francesco Canavese, Francesco Casciaro, Francesco Giomi, Andrea Gozzi, Damiano Meacci, dispositivi elettroacustici

Francesco Giomi, Jplay (2004), per percussioni ed elettronica

Dedicato a Jonathan Faralli

Jonathan Faralli, percussioni

 

Albert Mayr, Tape for Live Musicians (1971), per due esecutori e nastro magnetico

Francesco Canavese, chitarra elettrica e magnetofono

Salvatore Miele, sintetizzatore e magnetofono

Le opere di Cage e Mayr sono state registrate nel maggio 2014 alla Limonaia di Villa Strozzi nell’ambito di Maggio Elettrico 2014, iniziativa coprodotta da Tempo Reale e Teatro del Maggio Musicale Fiorentino.

John Cage, Variation VI, per una pluralità di sistemi sonori, per qualsiasi numero di esecutori con sorgenti sonore elettroniche (1966)

La prima esecuzione di Variations VI includeva circuiti elettronici, microfoni, radio, nastri, e sistemi televisivi. Il materiale consisteva in una pagina con una linea retta e 2 diapositive. La prima diapositiva contiene 12 piccole linee rette e 38 triangoli, la seconda 57 piccole semirette (90 gradi) e 114 semicerchi con diametro. I triangoli rappresentano gli altoparlanti, le semirette rappresentano dispositivi (amplificatori, preamplificatori, modulatori, filtri) i semicerchi indicano le sorgenti sonore. Le linee sono usate per la collocazione delle sorgenti sonore. Tagliando tutte le linee e i simboli e sovrapponendo questi elementi si ottiene il programma completo. (John Cage)

Francesco Giomi, Jplay, per percussioni ed elettronica (2004)

La composizione – dedicata a Jonathan Faralli – fa parte del ciclo “Play” ovvero pezzi per singolo interprete ed elettronica. Tutto ruota intorno al suono della marimba e di altre percussioni, sia suonate dal vivo che registrate e rielaborate digitalmente. Per andare incontro alla versatilità dell’esecutore il lavoro non ha una partitura “definita” ma consta di blocchi all’interno dei quali egli deve interagire musicalmente con la parte elettronica su nastro, sia da un punto di vista timbrico che ritmico. Il nastro è quindi la vera e propria partitura, una struttura formale in grado di stimolare una serie di percorsi musicali “narrativi” originali, sempre in un’ottica di fusione tra le due dimensioni (acustica ed elettronica) ma anche di sollecitazione del carattere “virtuosistico” dell’inteprete. (Francesco Giomi)

Albert Mayr, Tape for live musicians (1971)

Prima dell’avvento delle tecniche digitali per live electronics che resero molto più flessibile l’interazione tra materiali sonori sintetici o concreti ed esecuzione strumentale, tale interazione aveva a disposizione sostanzialmente solo due strade: gli esecutori di composizioni mixed media dovevano o attenersi scrupolosamente all’articolazione cronometrica fissata sul nastro magnetico con i suoni preregistrati, oppure potevano usare il materiale sonoro sul nastro come una cosiddetta “base” che andava avanti per conto suo e con la quale si instaurava, di solito, un’interazione abbastanza approssimativa. Ambedue le soluzioni mi sembravano insoddisfacenti. E così in Tape for Live Musicians tentai un’altra strada, caratterizzata dai seguenti aspetti: il magnetofono viene usato come strumento, gli esecutori lo possono arrestare, fare ripartire, alzarne o abbassarne il volume. Il nastro magnetico, oltre a materiali elettronici di varia natura e provenienza, contiene anche le istruzioni verbali per gli esecutori sulle possibilità di interazione tra i suoni che loro stessi vorranno produrre e quelli sia degli altri, sia del nastro. Quest’ultimo dunque è, anche, una sorta di partitura pubblica. Il nastro di Tape for Live Musicians è stato realizzato presso lo studio di musica elettronica della Faculty of Music, McGill University, Montréal, 1971. (Albert Mayr)


 

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