16 Giugno 2025

Presentazione del CD “MORNING BIRD”

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La presentazione
si terrĆ  il 3 dicembre – ore 18.30 al Mattatoio La Pelanda (piazza Orazio Giustiniani 4, Roma
)

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MORNING BIRD (pagina ufficiale)

1.Ā Morning BirdsĀ Alessandro Sbordoni
per ottavino, bayan, sax e live electronics

2.Ā Maknongan,Ā Giacinto Scelsi
per bayan solo

3.Ā BivirĀ Alessandro Sbordoni
per flauto, bayan

4.Ā Rag Free 1Ā Alessandro Sbordoni
per flauto, bayan, live electronics

5.Ā TwoĀ John Cage
per flauto, bayan

6.Ā Rag FreeĀ 2Ā Alessandro Sbordoni
per flauto, bayan, sax e live electronics

7.Ā AirĀ Alessandro Sbordoni
per flauto, bayan, live electronics

8.Ā Night birdsĀ Alessandro Sbordoni
per flauto, bayan, live electronics

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Roberto FabbricianiĀ flauti

AlessandroĀ SbordoniĀ bayan

Giuseppe SilviĀ electronics

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In questo CD si individuano diversi modi o forme mediante i quali il suono e il testo si corrispondono tra loro. La musica ā€˜vive’ davvero infatti solo nel momento in cui diventa fatto sonoro, eseguito, ascol- tato e fatto risuonare in un ambiente.
Ci si muove qui tra due estremi: dal testo scritto in partitura, che quindi viene classicamente ā€˜ese- guito’, ad almeno tre improvvisazioni ā€˜libere’, registrate cioeĢ€ nell’atto del loro prodursi, senza quindi nessun riferimento scritto e all’istante. Si apre dunque tutto il ventaglio della performance, della mu- sica nel suo farsi, ā€˜inventata’ ex tempore o ā€˜predeterminata’ secondo vari metodi e livelli di scrittura. EĢ€ il caso a questo punto di indicare i diversi gradi di ā€˜fissazione’ delle composizioni presentate in questo CD. Il grado piuĢ€ ā€˜classico’ eĢ€ quello diĀ Bivir, di Alessandro Sbordoni, per flauto e fisarmonica bayan, classicamente scritto in partitura ed altrettanto classicamente eseguito.

Un secondo gradino eĢ€ quello della trascrizione, in questo casoĀ MaknonganĀ di Giacinto Scelsi, in cui il compositore scrive tutti i parametri come in un normale spartito, lasciando peroĢ€ aperta la possibilitaĢ€ di usare qualsiasi strumento, semplicemente indicando che deve trattarsi di uno strumento ā€˜basso’. Qui Alessandro Sbordoni, autore della trascrizione ed esecutore del brano, usa percioĢ€ il registro grave del bayan, creando, come si sentiraĢ€, una sorta di dialogo tra le due tastiere di questo magnifico stru- mento, con un’avvincente alternanza e un ā€˜gioco’ di registri.

Altra eĢ€ l’impostazione del pezzo di John Cage,Ā Two, qui per flauto e bayan, che il celebre autore ha dedicato a Roberto Fabbriciani. Il pezzo eĢ€ originariamente scritto per flauto e pianoforte, ma Alessan- dro Sbordoni ha trascritto la parte del pianoforte per il bayan. Ne emergono suggestive colorazioni timbriche, nascenti dalla profonda musicalitaĢ€ di John Cage, la cui armonia densa e fascinosa sul bayan risalta in modo del tutto particolare. Cage adotta una scrittura ā€œaleatoriaā€, si limita cioeĢ€ a fissare sulla carta alcune indicazioni, lasciando libero ad esempio il modo e il tempo delle sovrapposizioni accordali, e dando al flauto un range di tempi all’interno dei quali svolgere i suoi interventi di suoni non-temperati.

AirĀ eĢ€ invece un’improvvisazione a pieno titolo, della quale cioeĢ€ non esiste un testo scritto, ma solo appunti emergenti dalla pratica che i tre performer possiedono in comune, ed eĢ€ quindi stata giaĢ€ ā€˜eseguita’ (le virgolette sono d’obbligo) piuĢ€ volte.
Le altre improvvisazioni presenti nel CD sono infine del tutto libere, cioeĢ€ registrate nell’istantanea estemporaneitaĢ€ del loro farsi. Certo la registrazione ā€˜congela’ in qualche modo l’improvvisazione, la rende non piuĢ€ un processo in fieri, ma un prodotto non piuĢ€ modificabile. Qui peroĢ€ bisogna avere il coraggio di ragionare piuĢ€ ā€˜in grande’, oserei dire, riconoscendo che il lavoro di fissaggio fonografico, con qualsiasi tecnologia esso avvenga (vinile, nastro, cd, digitale…), costituisce un momento di unĀ processo piuĢ€ ampio, svolgentesi in un tempo lungo, grazie al quale una improvvisazione puoĢ€ ā€˜vivere’ e quindi organicamente svilupparsi e ā€˜crescere’ nel tempo. Qualunque performer conosce l’impor- tanza di questo ā€˜sviluppo nel tempo’ di una composizione improvvisata. Del resto quanti composi- tori/performer hanno passato le loro notti al turntable, come ricorda efficacemente Giancarlo Schiaffini, per acquisire capacitaĢ€ e cognizione di una prassi improvvisativa degna di questo nome? Ecco, ci farebbe piacere di aver dato anche noi un piccolo contributo in questo senso, facendo emergere un musicking sempre piuĢ€ libero, mediante un vivo improvvisare. [Ā Alessandro SbordoniĀ ]


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