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OUROBOROS – DUOroboros

15.00

Descrizione

DUOroboros – Dagmar Bathmann violoncello & voce Omar Cecchi percussioni

 

1. Giacinto Scelsi – Riti: I funerali di Carlo Magno A.D. 814

Giovanni Vannoni – 6 Bagatelle

2. I Studio sul timbro

3. II Standard

4. III Canzone su un epitaffio

5. IV Quasi un hoquetus

6. V Canzone russa

7. VI Rogor

8.  Matteo Belli – DOM

9.  Valerio Rossi – Beyond the edge_x000B_

durata totale: 43:13

 

Ouroboros

Un richiamo alla Musica come elemento rituale, primordiale. Questo nucleo essenziale, centrale in tue le culture arcaiche, si trova spesso oscurato da aspetti ad esso antitetici. La nostra ricerca è volta all’esplorazione delle possibilità di sperimentare e tenere viva, nella nostra contemporaneità, l’esperienza della Musica, del Suono, come elementi esistenziali – al contempo lega alla nostra storia e al nostro essere contemporanei.

In questo disco proponiamo un percorso all’interno del Suono, come materia primordiale e come stratificazione (storica e formale), attraverso diversi paesaggi musicali._x000B_Passando per la breccia creata da Giacinto Scelsi nel suo Ri: i funerali di Carlo Magno A.D. 814 ritorniamo al Suono come materia prima essenziale, pulsazione primordiale. Le Sei Bagatelle di Giovanni Vannoni aprono poi una moltitudine di timbri, forme, narrazioni, evocazioni. Nel brano d o m di Matteo Belli questa stessa apertura ci pone di fronte a interrogavi profondi, esistenziali. Beyond the edge di Valerio Rossi ci (ri)porta infine al limite del Suono e della percezione.

Tu i brani, ad esclusione del brano di Scelsi, sono sta scritti per il DUOroboros.

Omar Cecchi

Riti: I funerali di Carlo Magno A.D. 814

Riti: I funerali di Carlo Magno A.D. 814 (1976) di Giacinto Scelsi è uno dei pochi brani del catalogo scelsiano il cui titolo fa esplicitamente riferimento all’aspetto della ritualità, elemento essenziale del pensiero dello Scelsi della maturità. Questo brano, in cui molti dei canoni formali occidentali vengono a mancare e gli strumenti assumono ruoli inauditi, può venir visto come un “viaggio al centro del suono” in quanto materia primordiale, pulsante e vitale – non solo della musica, ma anche dell’esistente.

“La musique ne peut exister sans le son. Le son existe par soi même sans besoin de la musique. La musique évolue dans le temps. Le son est intemporel.” (Scelsi)

Omar Cecchi

Sei Bagatelle

Le Sei Bagatelle nascono con l’intento di valorizzare il patrimonio strumentale della Fondazione Luigi Tronci, che ha messo a disposizione la sua collezione per questo progetto. Quattro dei sei brani pongono al centro il suono unico di alcuni di questi strumenti suona dalle sapienti mani di Omar Cecchi e messi in correlazione con la voce e il suono del violoncello di Dagmar Bathmann.

Ogni brano è pensato come una miniatura e si concentra su un singolo aspetto, esplicitato nel titolo. Studio sul timbro, dal carattere riflessivo, si concentra sul timbro degli strumenti e su alcune tecniche di esecuzione. Standard è una rivisitazione di un’anca melodia Pistoiese trattata come fosse uno standard jazz, la cui parte centrale prevede un’improvvisazione scriatta del vibrafono. Canzone su un epitaffio utilizza la forma canzone, il cui testo è l’epitaffio che si trova sulla tomba di Scott Fitzgerald. Quasi un hoquetus è un serrato scambio tra violoncello e vibrafono che riprende la tecnica medievale dell’hoquetus (che prevede l’alternanza tra due voci). Canzone russa è l’arrangiamento per vibrafono e violoncello di una canzone popolare russa. Rogor si incentra sul concetto di poliritmia e prevede l’impiego della batteria, riprendendo alcuni stilemi del rock progressivo.

Giovanni Vannoni

d om

Il testo di d o m presenta frammento fortemente icastici, pensa come lampi dentro la cornice drammaturgica della Passione narrata dai vangeli. Il materiale musicale, anch’esso misurato ed essenziale, si sviluppa in una dinamica di accumulazione crescente all’interno del dialogo tra voce, violoncello e percussioni.

Matteo Belli

Beyond the edge

Ho sempre pensato questo brano musicale come all’ “apparire” e “scomparire” di un flusso sonoro che già da sempre in qualche modo pre- esiste all’apparizione fisica (udibile) del suono stesso. E che continua a sussistere anche dopo che l’ultima nota abbia risuonato nella sala da concerto.

Il testo scelto per questa composizione segue anch’esso questa idea: frammenti poetici tra da L’Infinito di G. Leopardi che vengono alla luce (all’udito) seguendo parole inaudite a cui seguono altre parole che non verranno udite.

Beyond the edge (trad. “oltre il limite”) è il titolo che vorrebbe evocare questi pensieri, volendo far sì che l’ascoltatore, il musicista e il compositore possano ascoltare anche oltre il limite dell’inudibile.

Valerio Rossi

 

©  2022 / 70278

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