Riccardo Guazzini VOX

 PROGRAMMA 
Sax solo

 astor piazzolla 

01)  Tango Étude n. 1

02)  Tango Étude n. 2

03)  Tango Étude n. 3

04)  Tango Étude n. 4

05)  Tango Étude n. 5

06)  Tango Étude n. 6

 kamran khacheh 

07)  Majnun

 christian lauba 

08)  Neuf Études, Balafon

 henri tomasi 

09)  Évocations, Péruvienne I

10)  Évocations, Nigerienne II

11)  Évocations, Cambodgienne (Apsaras) III

12)  Évocations, Ecossaise IV



    Sound Designer
    GIANNI CAMPATELLI

    Master Audio
    GIANNI CAMPATELLI

    Photos
    MARIO CORSINI

    Graphic and Layout
    RICCARDO MAGNANI

    ©2021 EMA Vinci records – L&C 70263


    Un filo rosso lega i brani di questo programma dedicato al sassofono solo. Attraverso quattro diversi quadri, il viaggio musicale ideato da Riccardo Guazzini percorre musi- che che traggono ispirazioni da elementi popolari e repertori tradizionali. Esso visita quattro mondi espressivi sonori, quattro differenti modi di interpretare altrettante tradizioni musicali.

    Il viaggio inizia con i sei Tango-Études dell’argentino Astor Piazzolla (1921-1992), uno dei più importanti compositori latinoamericani del secolo scorso. Piazzolla è pas- sato alla storia in particolare per aver trasformato e rinnovato il tango, danza popolare argentina nata nei bar e nei bordelli di Buenos Aires verso la fine del XIX secolo. Nelle sue opere, apre il tango a contaminazioni con altri stili e mondi sonori, come quello delle avanguardie musicali del XX secolo, ma anche del jazz e del rock. Astor Piazzolla compone i sei Tango-Études nel 1987, originariamente per flauto solo. Si tratta di pezzi da concerto in forma di tango, che mettono in luce le potenzialità intrinseche della danza argentina, dalla sua varietà ritmica alla sua sensuale liricità.

    Il secondo quadro è rappresentato da Majnun, del compositore iraniano Kamran Khacheh (1950). Scritto nel 2000 per sassofono soprano solo, il brano è ispirato al mondo rurale iraniano e, in particolare, al mito letterario dei due amanti Leyli e Majnun e alla loro travagliata storia d’amore. Come spiega Khacheh, “ho immaginato un pastore, impegnato a suonare il flauto per il suo gregge, in alta montagna… Il colore meditativo, unito all’eco tipica di quelle alture, caratterizza tutta la prima parte del brano, per passare poi a una seconda sezione più movimentata in 7/8 che però conserva la connotazione pastorale. Per questo brano ho utilizzato i quarti di tono, non nelle modalità sperimentali proprie della musica contemporanea occidentale, ma come retaggio dei radif, i modi persiani”.

    Un altro incontro fra pensieri musicali di diverse culture è rappresentato da Balafon, lavoro per sassofono contralto scritto da Christian Lauba (1952), compositore france- se nato in Tunisia. In Balafon, che è il primo di nove studi per sassofono, Lauba si ispi- ra alla musica tradizionale africana – il “balafon” è, appunto, uno strumento africano a percussione – che richiama attraverso varie tecniche: multifonici, slap, subtone e uso della respirazione circolare. Il compositore racconta che il suo lavoro è caratterizzato da un lungo crescendo ipnotico e da una “progressione drammatica, […] come il Boléro di Ravel”.

    Il programma si chiude con Évocations, brano per sassofono contralto scritto nel 1969 dal compositore francese Henri Tomasi (1901-1971). Nato a Marsiglia da ge- nitori corsi, Tomasi trascorse le estati della propria infanzia in Corsica assieme alla nonna, dove imparò canzoni tradizionali dell’isola. Fu sempre profondamente legato alle proprie radici corse e incorporò spesso nelle sue composizioni i temi delle canzo- ni imparate da piccolo. Quest’attenzione verso le proprie tradizioni popolari si allargò estendendosi a quelle di altre aree del mondo extra-europeo come si nota anche in Évocations: suite in quattro movimenti, ognuno evocativo di un diverso paese: Péru-vienne, Nigérienne, Cambodgienne e Écossaise.

    A cura di Luisa Santacesaria