Corde e martelletti – Alessandro Solbiati

Cento piccoli pezzi per crescere al pianoforte

Ilaria Baldaccini pianoforte con la partecipazione di Emanuela Piemonti

CD 1

LIBRO I

1  n. 1 Campane a festa

2  n. 2 Scioglilingua 1a “Terrazze”

3  n. 3 Scioglilingua 1b “Il cerchio”

4  n. 4 Spilli (vicini e lontani)

5  n. 5 Scioglilingua 1c “Il filo rosso che canta”

6  n. 6 Ritrovandosi nella nebbia

7  n. 7 Il chiodo fisso

8  n. 8 Campane che vanno, campane che vengono

9  n. 9 La minaccia

10  n. 10 Scioglilingua 2°a, b, c “Il vortice”

11  n. 11 Corale con riverberi

12  n. 12 Fischiettando … una serie!

13  n. 13 Il canto abbraccia la tastiera

14  n. 14 Acuto/Grave – Cattivo/Buono

15  n. 15 Acuto/Grave – Buono/Cattivo

16  n. 16 Invenzione sulle corde

17  n. 17 Danza senza note

18  n. 18 Ipnotico …

19  n. 19 Salita con incontri

20  n. 20 Canta!

21  n. 21 Conta!

Tre atmosfere a corde stoppate:

22  n. 22 I – Moody

23  n. 23 II – Jazzy!

24  n. 24 III – Sweetly

25  n. 25 Fortissimo/Pianissimo

26  n. 26 Aube (variazione di “Corale con riverberi”)

27  n. 27 Mosquitos

28  n. 28 Centrifugo

29  n. 29 L’ossessione risolta

30 n. 30 Meccanico

31 n. 31 Il mio primo … clavicembalo!

32 n. 32 Notturno (omaggio a B.B.)

33 n. 33 Passacaglia

LIBRO II

34 n. 34 Si apre il sipario! n.

35 n. 35 Il canto disperso

36 n. 36 Piccola pantomima n.

37 n. 37 Vortici

38 n. 38 Cristallino n.

39 n. 39 Misterioso n.

40 n. 40 Monotòno n.

41 n. 41 Vivace

42 n. 42 La piuma ( … pensando a Forrest Gump … )

43 n. 43 Eco I (da Interludio n. 2)

44 n. 44 Attrazione fatale (ringraziando G.B. e L.B.)

45 n. 45 Tre voci dialogano in canone

46 n. 46 In trasparenza (omaggio a Johannes Brahms)

47 n. 47 Bussando … (Hoquetus)

48 n. 48 Rituale

49 n. 49 Angeli

50 n. 50 Riccioli (Buon compleanno!)

CD 2

1 n. 51 Eco II (da Interludio n. 10)

2 n. 52 Nero

3 n. 53 Incroci

4 n. 54 Arpa e violoncello

5 n. 55 Una linea o due?

6 n. 56 Cartoon!

7 n. 57 Scivolando …

8  n. 58 Danza

9  n. 59 Autoritario … punito!

10  n. 60 Corale vibrante

11  n. 61 Prigione e fuga

12  n. 62 Grancasse, legnetti e rototoms (pensando a Gustav …)

13  n. 63 Incanto

14  n. 64 Voce v[el]oce

15  n. 65 Da lontano

16  n. 66 Variazioni su una risonanza

LIBRO III

17  n. 67 Sveliamo le campane

18  n. 68 Jeux de cloches

19  n. 69 Lo specchio deformante

20  n. 70 Due canti si spingono lontano …

21  n. 71 Corde

22  n. 72 Senza tempo, en rêve

23  n. 73 Vicino/Lontano

24  n. 74 Big Bach

25  n. 75 Orologi pazzi

26  n. 76 Un canto, un’aura e varie simmetrie

27  n. 77 Ruinas

28  n. 78 Trilli e guizzi

Trittico di triadi (piccola sonata):

29 n. 79 I movimento: con forza

30 n. 80 II movimento: religioso

31 n. 81 III movimento: presto, cadenza

32 n. 82 Estremi in evidenza alternata e … un cuore

33 n. 83 Nostalgia

34 n. 84 Lame di Bach

35 n. 85 Crescendo meccanico

36 n. 86 Non aprite quella porta!

37 n. 87 La risata contagiosa

38 n. 88 Variazioni sulla leggerezza

39 n. 89 Onde con relitti

40 n. 90 Ho un ritmo in testa …

41 n. 91 Feuilles mortes

42 n. 92 Risonanze oscure

43 n. 93 Sisifo

44 n. 94 Zapping clap

45 n. 95 Mandolino

46 n. 96 Organum (rilettura di “Mandolino”)

47 n. 97 Fuga [tra i tasti … ]

48 n. 98 Ad lucem (eco risolta di XII Interludio)

49 n. 99 Encore! (Introduzione e cadenza)

50 n. 100 Otto variazioni concentriche per pianoforte a quattro mani

(Ilaria Baldaccini con Emanuela Piemonti)

Corde e martelletti: opera didattica o pezzi da concerto? di Ilaria Baldaccini

Corde e martelletti nasce guardando ai giovani e ai giovanissimi con l’obiettivo di avvicinarli al pianoforte pensato come corpo sonoro nella sua totalità, incuriosirli e appassionarli, introdurli alla musica colta contemporanea. Ognuno dei cento piccoli pezzi (ad eccezione dell’ultimo, l’unico scritto per pianoforte a quattro mani) è racchiuso nello spazio di una pagina e dura dai venti secondi al minuto e mezzo (con poche eccezioni), i titoli sono accattivanti e i commenti del compositore a compendio di ogni brano servono al giovane pianista per orientarsi nell’esecuzione e interpretazione dello stesso. Il gioco è uno degli elementi sui quali si sofferma Alessandro Solbiati nel presentarci questa lunga opera e non vi è dubbio che maneggiare tutti gli oggetti che servono per produrre i suoni richiesti sarà motivo di divertimento e indagine dello strumento, di curiosità e scoperta, di stupore e meraviglia. Eppure non possiamo fermarci a questo aspetto. Corde e martelletti non può essere considerata soltanto un’opera didattica, perché l’estrema varietà dei brani, la pluralità dei suoni messi in campo, la molteplicità di caratteri e il modo concitato e incalzante con il quale i pezzi si susseguono, determinato dalla loro brevità, danno vita ad un ascolto di grande interesse destinato anche ad un pubblico da concerto. La precisione ritmica che spesso è richiesta, la profondità espressiva, le competenze tecniche ed interpretative necessarie sono tali per cui nelle mani di un pianista esperto ogni pezzo può indubbiamente prendere una forma più completa e soddisfacente. È vero che questo si potrebbe dire per qualsiasi pezzo scritto e concepito con finalità didattiche, ma in questo caso la densità della scrittura compositiva, il linguaggio ardito e l’audacia con la quale si chiede all’interprete di coordinare le due mani, spesso divise tra tastiera e cordiera, e di mettersi in gioco anche da un punto di vista espressivo-teatrale non ne fa un’opera destinata soltanto ai bambini o ai giovani pianisti. Relegare questi cento piccoli pezzi solo all’ambito didattico sarebbe quanto meno un gran peccato, pensarli solo da quel punto di vista sarebbe riduttivo e avrebbe come risultato quello di ridimensionare un’opera che ha un ben più ampio respiro. La musica contemporanea, definita spesso – anche dal pubblico che è solito frequentare le sale da concerto – difficile da seguire e a tratti incomprensibile, ha una naturale continuità con la grande musica del passato. Una raccolta come questa può riuscire nell’intento di introdurre ad un ascolto più complesso perché si muove con equilibrio tra brevità e stupore, laconicità e incanto, sorpresa e vigore, enfasi e gioco. E dal momento che il gioco, l’aspetto ludico è evocato da Alessandro Solbiati, visto che sono i bambini i primi dedicatari di questa opera, visto che possiamo identificare i giovani studenti come i responsabili della genesi di questa lunga sequenza di composizioni, lasciate che mi rivolga a loro per entrare più nel dettaglio di questa mia incisione.

A tutti i bambini e ai ragazzi che giocheranno con Corde e martelletti! di Ilaria Baldaccini

La musica è un meraviglioso gioco di intrecci sonori e nessuno come i bambini sa quanto sia importante giocare con passione e serietà! Già la dedica di Alessandro Solbiati sui tre volumi di Corde e martelletti è a Gabriele e a Lea, suoi adorati nipotini, e a tutti i bambini. Alla sua aggiungo la mia e, oltre a quella, qualche appunto su questa registrazione che potrà farvi capire perché ho usato il verbo giocare invece del verbo suonare e perché questa lunga opera è qualcosa con cui ci si può anche divertire.

Cari ragazzi, per eseguire questi cento piccoli pezzi è davvero necessario usare tutte le parti del pianoforte: la tastiera da sola (scontato!…), le corde … da sole, il legno, la ghisa. Poi corde, legno e ghisa. Poi tastiera e legno. La cosa si fa interessante! Continuo: tastiera e corde, tastiera e voce! Continuo ancora: tastiera da sola, ma con le corde preparate! Cioè?! Cioè si deve fare tanto uso di patafix o blu-tack (una pasta adesiva modellabile), catenelle metalliche, monete, bicchieri, pezzi di camera d’aria, palline di gomma, panni pesanti, oggetti di vario tipo. Vi faccio qualche esempio. Nei numeri 67 e 68 Alessandro Solbiati chiede di inserire tra le corde di quattro note del registro centrale delle monetine da un centesimo per ottenere il suono delle campane (sono difficili da incastrare, ma di dimensione perfetta!). Nel numero 77 per produrre l’effetto del lamento è necessario strusciare longitudinalmente sulle corde il bottle neck, piccolo cilindro di metallo usato frequentemente dai chitarristi. I trilli e i guizzi afoni e irregolari del numero 78 sono prodotti grazie ad un panno pesante posto in cordiera nell’estensione media. Nel numero 86 la porta che cigola evocata nel titolo è un righello di metallo sfregato longitudinalmente lungo le corde gravi e il colpo di teatro inaspettato e terrorizzante della fine richiede la presenza sulle corde della zona medio-acuta di piccole lastre di metallo, che io ho sostituito con collane ed orecchini piuttosto pesanti e appariscenti che sono solita indossare! E sempre per rimanere in tema di gingilli di vanità, per il numero 88 così come per il 31, per i quali è richiesto di stendere una catenella di metallo sulle corde, ho scelto un bel filo di perle bianche leggere, risonanti… ed eleganti! Per eseguire il numero 39 dovrete cercare una bicicletta con una ruota forata, tagliare un pezzetto di copertone, arrotolarlo e strusciarlo lungo le corde per sentire quei suoni così striduli da tapparsi le orecchie! E come se non bastasse vi serve un bicchiere (un piccolo bicchiere, io ne ho utilizzato uno con il quale di solito bevo il limoncello) da muovere con più o meno pressione in cordiera. Per fare il 49 ho rubato un guanto ad un fisarmonicista a me molto caro e… voilà!… le braccia scivolano meglio sulla tastiera. Nel 56 mi sono proprio divertita ad urlare, a stupirmi, a sentirmi delusa, disperata!!! …ma poi sollevata e allegra! E nel numero 62 sono diventata una percussionista. Lo stesso vale per il numero 17, una danza senza note molto divertente. Se nel 62 le corde sono stoppate (come accade in molti altri brani della raccolta, per esempio i meravigliosi 22, 23, 24 e 61), il numero 17 è realizzato interamente battendo con le unghie o con le nocche sulle corde libere, sul legno e sulla ghisa. In altri casi, come all’inizio del numero 99, la percussione è realizzata con le bacchette da timpano; altre volte battendo sul bordo dello strumento, come nei numeri 47 e 90. Il 64? Uno scioglilingua no sense a voce parlante registrato in convalescenza dopo una brutta influenza. Il timbro della mia voce si è abbassato, è diventato più scuro. Ho deciso così di provare questo numero 64 (e non solo questo) e mi ha convinto! Come si dice, nessun male vien per nuocere! Per il 65 invece prendete una piccola palla di gomma dura, di quelle fantastiche che adoravo da piccola perché rimbalzano tanto in alto, e fissatela bene a un ferro per fare la maglia (lo potete chiedere alla mamma…ehm…forse alla nonna… esistono ancora mamme e nonne che fanno la maglia?!…). Con quello creerete un’affascinante risonanza sulla quale emergeranno melodie molto conosciute.

Sono diversi i brani dove Alessandro Solbiati menziona i compositori del passato o dedica loro un omaggio. Oltre al 65, appena citato, i numeri 46, 74, 80 e 84 sono altri esempi. In generale è importante prendere confidenza con il pedale tonale, quello centrale del pianoforte a coda, così poco usato nel repertorio tradizionale e qui invece così utile! Provate inoltre a premere il pedale di risonanza e a mettere un dito su più punti delle corde collegate ad un solo tasto: cosa accade? Sentirete gli armonici. Sarà una meraviglia scoprirlo. Potete farlo studiando per esempio il numero 48 o il 72, che sono due dei tanti brani di calma, poesia e dolcezza estrema. Altri esempi di questo tipo sono i numeri 13, 18, 24, 32, 35, 43, 45, 48, 51, 63, 91, contrastanti con l’energia dei numeri 41, 79, 50, solo per citarne alcuni, e con la forza dinamica deflagrante dei numeri 28 e 85. È importante imparare a coordinare le due mani, spesso divise tra tastiera e cordiera, come nel numero 92 (uno dei più tetri e misteriosi della raccolta), nel 38 o nel 54. In altri casi tutto si svolge interamente in cordiera come nei numeri 16, 57, 71 e 96. Costante è poi l’utilizzo di tutta l’estensione della tastiera e la cosa in vari casi risulta molto divertente e accattivante, come nel numero 14 e nel numero 15, dove il compositore crea due personaggi contrapposti: uno cattivo e uno buono. Nel 14 la voce del buono, calda e paziente, è affidata al grave e quella cattiva, bisbetica e brillante, all’acuto. Nel 15 il buono, dal carattere dolce e rassicurante, si esprime con suoni alti; il cattivo è affidato al basso ed ha una personalità dirompente e spaventosa! Due parole ancora per il numero 100. Il Maestro Solbiati vi lancia un monito: non dimenticate mai l’importanza di suonare insieme agli altri. Ed ecco che dopo novantanove pezzi ne aggiunge uno, composto da otto sezioni, da eseguire a quattro mani. La mia compagna di tastiera è stata la splendida pianista e amica Emanuela Piemonti e lo abbiamo registrato in una giornata fredda dal cielo terso, dopo un buon pasto di condivisione e risate.

Appassionatevi, ragazzi. Siate curiosi, sempre. Indagatevi, sperimentatevi. Ascoltate voi stessi, gli altri, tutto quello che vi circonda in qualunque posto vi troviate. Se vi lascerete coinvolgere dallo studio di questi tre bellissimi volumi e non solo, se entrerete nel magico mondo della musica colta contemporanea, potreste diventare dei collezionisti seriali: ogni oggetto può servire infatti ad ottenere un suono meraviglioso o, nella peggiore delle ipotesi, interessante e nuovo, mai immaginato. Diceva John Cage, il quale partì per le sue riflessioni sulla musica dal presupposto che tutto è suono: «La gente può benissimo uscire dai miei concerti pensando di aver ascoltato dei rumori, ma si troverà in seguito nella condizione di scoprire nella vita quotidiana un’insospettabile bellezza». Dunque giocate, suonate, emozionatevi e siate felici!

Ringrazio di cuore Alessandro Solbiati per il confronto costante e lo scambio di impressioni e idee che ha avuto con me durante l’incisione di questi cento brani, rendendo questa esperienza ancor più speciale ed importante. Ringrazio Emanuela Piemonti per la sua preziosa collaborazione.
Dedico questo lavoro a Francesco, mia forza, mio sostegno, mio tutto.

Corde e martelletti

Cento piccoli pezzi per crescere al pianoforte

di Alessandro Solbiati

Il problema dello scollamento tra il procedere del pensiero musicale del XX secolo e il giovanissimo aspirante musicista, cioè l’assenza o quasi di una letteratura musicale contemporanea consapevole dei nuovi linguaggi e al contempo avvicinabile anche da uno studente alle prime armi è sempre più evidente. La conseguenza è grave: la musica d’oggi in pratica non può far parte in modo naturale del percorso di crescita di un principiante.

Dietro l’amichevole e forte spinta della pianista Maria Grazia Bellocchio, che, al di là della sua attività esecutiva, moltissimo sta facendo proprio nel campo di una didattica strumentale che guardi alla musica d’oggi, ho deciso di comporre una vasta serie di brevissimi brani pianistici, cento pezzi divisi in tre successivi libri, in cui il mondo dei gesti e figure proposto è inequivocabilmente il mio, senza concessioni né sconti, ma in cui si tiene presente che a suonare saranno dei piccoli.

Questi cento pezzi hanno un irraggiungibile “nonno”, il bartokiano Mikrokosmos, e un impareggiabile “padre”, ancora in fieri, gli Játékok di György Kurtág.
Il titolo allude al fatto che il pianoforte non è solo tasti e martelletti, ma anche corde. Anzi, di più: tutto lo strumento è un corpo sonoro che verrà complessivamente indagato, “dialogando” con lui.

Tra i cento pezzi vi sono due categorie fondamentali: quelli che rivisitano in modo diverso le principali categorie della musica e del pianoforte, suonando “normalmente” in tastiera (legato/staccato, velocità di articolazione, capacità di polifonia, dinamiche, ritmi regolari e irregolari e sovrapposizioni ritmiche, uso del pedale e degli altri pedali, uso del registro, capacità di spostamento delle mani sulla tastiera nei vari registri etc.); quelli che indagano sonorità differenti: l’uso molteplice della cordiera, di preparazioni delle corde, della percussione di altre parti del “corpo” del pianoforte, di oggetti con cui “far risuonare” lo strumento e così via. Le due “categorie” possono essere poi naturalmente mescolate.

Ogni pezzo ha un titolo suggestivo, perché l’evocazione di un’immagine, di un elemento extra-musicale cui riferire il carattere del pezzo, fin dai tempi dell’Album für die Jugend schumanniano aiuta molto il giovane esecutore a entrare in contatto intuitivo con la musica proposta dal brano.
Molti dei titoli (e dei brani) hanno un vistoso risvolto sorridente e giocoso, poiché è fondamentale recuperare un rapporto ludico con la musica d’oggi, troppo spesso considerata eternamente corrucciata, seria ed intellettuale: è importantissimo non prendersi troppo sul serio…

Sui volumi a corredo di ogni pezzo vi è un mio breve commento, teso ad esplicitare le motivazioni immaginative e tecniche di quel brano.
Comporre questi pezzi ha costituito un momento di crescita per me: sono stato costretto infatti ad arrivare ogni volta alla sintesi estrema della mia immagine, a ciò che è essenziale, ad usare gli strumenti minimi indispensabili per non rinunciare alla mia idea andando però incontro alla fantasia, alle capacità tecniche e soprattutto allo stupore del giovane musicista, cercando di suscitarne la curiosità e la voglia di giocare con lo strumento.

Non posso però concludere questa mia presentazione senza un ringraziamento emozionato e profondamente sentito a Ilaria Baldaccini e senza un commento su quanto da lei realizzato. Il lavoro che ha compiuto su ciascuno dei cento (!) pezzi, un lavoro meticoloso, approfondito, durato mesi e mesi, va persino al di là del “normale” ruolo di interprete. Ilaria ha portato a sé ciascun brano quasi divenendone co-compositrice, vivendo ogni nota, ogni sonorità, ogni dinamica, ogni gesto, non ritenendosi soddisfatta nemmeno quando…era il compositore stesso a dirle che andava benissimo.

E questo perché ogni brano, nella sua brevità, è stato vissuto come una piccola ma intensissima avventura, espressiva prima ancora che esecutiva: e di ogni brano la dimensione “didattica”, pur ovviamente importante, è stata da Ilaria totalmente trascesa, rendendo ognuno di questi “respiri musicali” un brano da concerto.

Davvero grazie, Ilaria!