Mitologie di Daniele Lombardi – CD

Mitologie di Daniele Lombardi – musica di Daniele Lombardi
Album Monografico – artista principale: Daniele Lombardi

Tracce

[1-4] Mitologie 1 (1996)

[5] Mitologie 2 (1999)

[6] Mitologie 3 (2002) dolce meditativo

[7] Mitologie 4 (2002) cosa può fare un pianista contro le guerre?

[8] Mitologie 5 (2003)

Organico Pianoforte solo, Daniele Lombardi

«Questa serie di brevi pagine pianistiche si radica in mitologie vicine e lontane nel tempo, raccontando climi che spaziano in realtà sonore a volte fortemente sperimentali, altre volte tornano su stilemi espressivi che affondano come vere o false citazioni, dentro la memoria storica legata allo strumento.  La forma e il suo movimento funzionano come metafore dello spazio e tendono a privilegiare il senso dell’energia che si trasforma nel tempo. (Daniele Lombardi)»

Produzione

Masterizzazione: EMA Vinci service – note al libretto: Paolo Somigli

Data di Uscita 15-12-2016
Formato Principale CD Altri Formati Album digitale
2016 EMA Vinci records 40041 © EMA VinciEtichetta EMA Vinci contemporanea – Linea SIAE-Classici di Oggi • Genere – Contemporanea



Daniele Lombardi compositore, pianista e artista visivo, ha compiuto un vasto lavoro sulla musica delle avanguardie storiche degli inizi del Novecento, eseguendo in prima esecuzione moderna un grande numero di composizioni di musica futurista italiana e russa, autori come George Antheil, Leo Ornstein, Alberto Savinio, Alexandr Mossolov, Arthur Vincent Lourié. L’interesse sull’argomento lo ha portato a realizzare anche vari scritti, come “Il suono veloce – Futurismo & Futurismi in musica” (Milano 1996, Ricordi-Lim). Esperto anche nella grafia musicale contemporanea e prassi esecutiva (Spartito Preso, Firenze 1981 Vallecchi e Scrittura & Suono, Roma 1984, Edipan), Lombardi ha nel suo repertorio molta musica scritta negli ultimi decenni e molte composizioni sono a lui dedicate. Ha da sempre avuto un profondo interesse per una idea multimediale dell’arte. La doppia formazione di studi musicali e visuali lo ha posto in una dimensione che ingloba segno, gesto e suono in una sola idea di percezione molteplice, tra analogie, contrasti, stratificazioni e associazioni. Dal 1969 ha prodotto disegni, dipinti, computer graphics e video, che sono frutto della transcodifica in immagini di un pensiero musicale. Ha proposto queste che definisce “Notazioni di fatti sonori che l’esecutore ricrea nella propria immaginazione”, alla meditata contemplazione silenziosa del normale pubblico abituato ad ascoltare musica ai concerti, per la prima volta al Festival Autunno Musicale di Como del 1972 (Ipotesi di teatro metamusicale). Da queste esperienze di allora alla attuale realtà virtuale, Lombardi è convinto che l’espressione visiva si unisca a quella sonora in modo inscindibile e la sua ricerca spazia tra visioni astratte interiori e l’idea di un impatto sulla quotidianità, tra il ready-made e il miraggio, come nel recente lavoro La luce, melologo su testi di Pier Paolo Pasolini, dove compaiono, come sfondi sonori, rumori di ambienti registrati da alcuni films di Pasolini. In Mitologie i quattro brani per pianoforte vengono eseguiti mentre un microfono manda il segnale a uno schermo a cristalli liquidi che modifica lo spettro cromatico su uno schermo, in tempo reale (Hans Jodl, Università di Kaiserslautern). Nel Primo Concerto per pianoforte e orchestra (S.Petersburg 1988, Spivakov, Lombardi, Virtuosi di Mosca) e in Impromptwo (Colmar 1993, Spivakov, Virtuosi di Mosca), ha utilizzato lasers con fibre ottiche che visualizzano il gesto esecutivo del movimento dell’arco. In Il violino di Antonia un brano per ensemble accompagna un suo video, mentre Atalanta Fugiens (Rimini, Rocca Malatestiana, Milano, Castello Sforzesco 1990), è un lavoro per 50 fonti sonore, 50 sculture e 50 brevi testi che rileggono l’omonimo libro d’alchimia di Michael Maier (1617).

Ha scritto alcune opere nella forma di mixed media: Faustimmung (Firenze 1987, G.A.M.O., Spedale degli Innocenti), Amor d’un’ombra e gelosia d’un’aura (Roma 1988, Teatro Ghione), L’ora alata (Celle 1992). Lombardi esegue anche alcuni programmi di sue composizioni per pianoforte. Presente in numerose importanti sedi concertistiche e festivals come il Maggio Musicale Fiorentino, la Biennale Musica di Venezia, il Tempo Reale Festival. Ha diretto per alcuni anni a Roma il festival Nuova Musica Italiana e Nuova Musica Internazionale (Coop. La Musica, RAI); ha fondato con Pietro Acquafredda, allora direttore di Piano Time, che si ritirò dall’impresa per diversità di vedute sulla conduzione della rivista proprio con Daniele Lombardi, e diretto con Bruno Nicolai la rivista di musica contemporanea 1985 La Musica e si è occupato anche delle linee di programmazione artistica della casa editrice musicale Edipan. Nel 1998 è stato il primo artista invitato dallo SMAC (Sistema Metropolitano per l’Arte Contemporanea) a documentare per la Regione Toscana con esposizioni e concerti il suo lavoro multimediale, a Prato (Museo Pecci), Pistoia (Palazzo Fabroni) e Firenze (esecuzione delle Due Sinfonie per 21 pianoforti nel Cortile degli Uffizi). Ha inciso numerosi CD (Col Legno, Arte Nova, NEOS Music, LTM, Edipan, MusicaImmagine, Nuova Era, Cramps Records, Materiali Sonori) ed ha insegnato pianoforte al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano.


Questa serie di brevi pagine pianistiche si radica in mitologie vicine e lontane nel tempo, raccontando climi che spaziano in realtà sonore a volte fortemente sperimentali, altre volte tornano su stilemi espressivi che affondano come vere o false citazioni, dentro la memoria storica legata allo strumento.  La forma e il suo movimento funzionano come metafore dello spazio e tendono a privilegiare il senso dell’energia che si trasforma nel tempo. (Daniele Lombardi)


Mitologie di Daniele Lombardi
Di Paolo Somigli

«Il mito non è mai “questo” o “quello”, nel senso in cui la logica connette un predicato a un soggetto […] È necessario rapportarsi al mito non come a uno strumento, ma come a una parola che parla. Si tratta ovviamente di una parola che parla non nella forma della “spiegazione” propria della concettualità razionale, ma nella forma dell’“evocazione” […] Il mito non dischiude una via interpretativa ma un’esperienza […] Il suo modo di dire non è il significare, ma l’indicare, il far apparire». Queste parole di Umberto Galimberti (Orme del sacro, Milano, Feltrinelli, 2000, pp. 39-41) descrivono il mito e ben si prestano ad introdurre Mitologie (1996-2003) di Daniele Lombardi. Con Mitologie, infatti, Lombardi prosegue nella propria ricerca su come giungere efficacemente all’ascoltatore con mezzi sonori nuovi e in grado di stimolare in chi ascolta una risposta immediata. E la strada che l’autore indica con quest’opera è quella dell’evocazione.

Mitologie si compone di cinque ampie composizioni pianistiche scritte tra il 1996 e il 2003; è dunque un grande ciclo musicale, nel quale Lombardi scorge anche una sorta di grande sonata. Il compositore fonda il discorso su pochi elementi sonori fondamentali, ben identificabili, chiari, in grado di entrare in risonanza con chi ascolta. Struttura e dispone quindi i cinque episodi secondo un disegno non prevedibile, tale da mantenere desta l’attenzione dell’ascoltatore e sorprenderlo continuamente. Nel realizzare questo processo, Lombardi fa leva proprio sulla forza evocativa della musica, sulla sua capacità di suggerire stati dell’animo, emozioni, immagini interiori; una forza ch’egli accentua con la scelta di elementi di grande impatto emozionale, come un tremolo nel registro grave o un accordo ostinatamente ripetuto, tali da muovere nell’ascoltatore un senso d’inquietudine non comprensibile razionalmente e non spiegabile a parole, oppure ad esempio arpeggi reiterati, che aprono momenti di stasi e rapita contemplazione.

La prima delle Mitologie fu composta nel 1996. Se l’intero ciclo è per l’autore una sorta di grande sonata, il suo primo “movimento” è una specie di sonata nella sonata. Si compone infatti a propria volta di quattro episodi. Essi sono disposti secondo il principio di alternanza lento-veloce e in questo mettono bene in luce come Lombardi si ponga in evidente ma personale continuità con la tradizione della musica classica. Il primo episodio, Con calma ampiezza, è basato per intero sulla ripetizione di una nota (un fa), su cui s’inseriscono note staccate e gruppi pulviscolari di suoni. La ripetizione, ora regolare ora rapidissima e con caratteri di tremolo, viene spezzata da altre figure tipiche del linguaggio musicale di Lombardi, come i clusters (agglomerati dissonanti di suoni) o i brevi arpeggi che si spingono verso l’acuto. L’atmosfera d’attesa si scarica quindi nel secondo episodio, Impetuoso, condotto su un elemento peculiare della musica di Lombardi: il trillo di clusters che percorre la tastiera variando nella direzione e nell’intensità, come un’onda sonora vorticosa che si propaga imprevedibile e travolgente. Segue quindi il terzo episodio, Lentissimo con tenerezza estrema: è questo un’oasi d’incanto prodotta dalla ripetizione continua di una breve figura ascendente contrappuntata alla fine da un nuovo elemento tipicamente lombardiano, i clusters acuti e delicatissimi che devono manifestarsi incorporei, “come trasuoni”. Segue quindi l’episodio conclusivo, Instabile, nel quale tornano alcuni degli elementi già osservati (le note ribattute, il trillo di clusters, gli staccati) in una costruzione rapsodica che tiene sempre in sospeso l’ascoltatore fino all’evaporazione dei fugaci suoni acuti finali.

La seconda delle Mitologie fu scritta nel 1999. Essa presenta una struttura deliberatamente frammentata in brevi episodi. L’inizio, Cupo, si fonda sull’effetto di tremolo ottenuto dalla ripetizione rapidissima di una nota; il discorso procede quindi con un’ampia campiotura di carattere contemplativo al termine della quale una graduale accelerazione della velocità ed un progressivo ispessirsi della scrittura conducono a un vasto episodio percussivo. Una nuova oasi estatica s’increspa poi in tremoli di clusters e d’accordi fino a sfociare in un complesso e travolgente Ostinato, basato su sequenze di clusters accentati in maniera irregolare ed imprevedibile. Il ritorno degli elementi sonori del Cupo iniziale avviano la conclusione del brano: udiamo gli echi di quanto accaduto fin qui in un clima però rarefatto che s’increspa solo negli ultimi secondi, prima che l’ultimo grande fortissimo venga spento gradualmente in un “lunghissimo rallentando e diminuendo”.

Più concentrata è la terza delle Mitologie, composta nel 2002. Essa è la più breve dell’intero ciclo. Si apre con un accordo muted, ottenuto deformando il suono del pianoforte con la pressione delle corde corrispondenti ai tasti che si stanno premendo: tale effetto – un’altra delle specificità del linguaggio pianistico di Lombardi – tornerà con insistenza nel corso del brano, soprattutto nelle fasi d’avvio e verso la conclusione. Tutto il discorso procede per fratture, con le successioni di suoni ribattuti – il materiale principale di questo pezzo –, continuamente spezzate da clusters e suoni muted. L’esito complessivo, però, non è affatto frammentario. Il lavoro si sviluppa infatti secondo un disegno ad arco, con un graduale incremento della velocità, della densità sonora e del contrasto, un culmine caratterizzato da un episodio ritmico e dinamico, e un progressivo decremento dei vari fattori fino alla rarefatta e ondivaga conclusione. Come per paradosso, all’omogeneità dell’insieme contribuiscono in maniera determinante le fratture: esse fanno parte del circoscritto numero d’elementi che costituiscono la composizione, e proprio il loro continuo manifestarsi permette all’ascoltatore di seguire con costante tensione un discorso musicale sommamente coeso e coerente.

Mitologie 4, del 2003, contrasta nettamente con le due precedenti. Anziché basarsi sulla frammentarietà e l’eterogeneità del discorso, essa si struttura in maniera omogenea sulla ripercussione ostinata di accordi lasciati sfumare, intercalati di quando dall’ormai familiare tremolo-ribattuti o da altri effetti. L’esito è tutt’altro che statico e pacificante: la ripetizione degli accordi e l’emergere inatteso, come da un’altra dimensione, di elementi nuovi, producono un inesorabile accumulo di tensione che tiene l’ascoltatore sulla corda per quasi quindici minuti e che infine non si scarica, lasciandoci dunque in uno stato d’attesa e sospensione.

L’ultima delle Mitologie, sempre del 2003, si riallaccia al clima espressivo del brano precedente ma lo rappacifica progressivamente. Molti degli elementi via via incontrati sin qui tornano in questo finale (i clusters, i ribattuti, i suoni muted, gli arpeggi, i gruppi di note nell’acuto), trasfigurati e assorbiti in un’atmosfera sempre più aerea e impalpabile. Mitologie 5 chiude quindi il ciclo recuperando molti degli elementi dell’opera e abbracciandoli in un cielo che risolve tutte le tensioni, tutte le asprezze. Ma allo stesso tempo Mitologie 5 riapre il discorso, e lo porta su una nuova dimensione: quella della sinestesia di musica e immagine. Lombardi vi riversa infatti la propria esperienza nella musica visiva. Il principio di base di questa tendenza, che dagli anni ’60 ha trovato in Firenze un ambiente particolarmente fecondo, è l’inscindibilità delle arti: suono, gesto, segno e la percezione che di essi ha lo spettatore – non sono elementi irrelati; sono invece parte di una realtà più ampia che nasce dal loro reciproco interagire e intersecarsi. In Mitologie 5 Lombardi prevede che l’esecuzione in concerto debba essere accompagnata da una proiezione video, sì da coinvolgere l’ascoltatore in un’esperienza percettiva ed evocativa secondo un ideale gioco di specchi. Il video che accompagna l’esecuzione dal vivo, infatti, è un’animazione virtuale di un quadro dello stesso compositore ed è, nelle sue intenzioni, al contempo una musica da vedere: «[…] MUSICA PER OCCHI» scrive Lombardi «è la visualizzazione di qualche cosa che accade prima di un’altra, in una zona della mente dove la logica, il senso, la percezione delle cose risuona misteriosamente con evocazioni interne che giungono successive, considerando intuizioni analogiche come attraversamenti, come ponti invisibili» (D. Lombardi, Augenmusik. Musica per occhi, Firenze, Centro Di, 2001, p. 15). E di quel video, che traduce una musica sentita in un altrove, all’ascoltatore/spettatore la musica eseguita appare a propria volta la traduzione sonora, per forza di cose imprecisa, allusiva, evocativa.


Mitologie by Daniele Lombardi
By Paolo Somigli

«A myth is never “this” or “that”, an object logically connected to a subject […] One must relate to a myth not as an instrument, but as a speaking word, and not as an “explanation” of a rational concept, but as an “evocation” […] A myth does not so much disclose an interpretation as an experience […] It does not signify, it indicates and shows». Umberto Galimberti’s words (Orme del sacro, Milano, Feltrinelli, 2000, pp. 39-41) descried myths and are well suited to introduce Mitologie (1996-2003) for piano by Daniele Lombardi. It is indeed in Mitologie  that Lombardi seeks to continue his research for reaching the listener with new means of sound, able to produce an immediate effect on the audience. And the road indicated by the author in this work is that of evocation.

Mitologie comprises five long compositions written between 1996 and 2003; it is therefore a great musical cycle, in which Lombardi also perceives a kind of grand sonata. The composer’s argument rests on very few basic elements of sound, which are easily identifiable, clear and quite able to resound within the listener. The five episodes are therefore structured and organized so as to keep the listener in suspense. To this end, Lombardi uses the evocative power of music, its capacity for suggesting moods, emotions and interior images. This power he accentuates by choosing elements of great emotional impact, such as a tremolo in the low register or an obstinately repeated chord, which move the listener to a sense of inexplicable and inexpressible disquietude, or again, reiterated arpeggios which lead to pauses of rapt contemplation.

The first part of Mitologie was composed in 1996. If, according to the author, the entire cycle is a kind of grand sonata, its first movement can be considered as a sonata in the sonata. It is itself composed of four episodes. These are disposed according to a slow-quick sequence and are thus well suited to underline how Lombardi continues the classical tradition in an evident yet personal way. The first episode, Con calma ampiezza, is entirely based on the repetition of one note (G), in which staccato notes and groups of ethereal sounds are inserted. The repetition of the note, alternately regular or very quick and with a tremolo quality, is broken by other typical figures of Lombardi’s musical language, like clusters (dissonant groups of sounds) or brief ascending arpeggios. The atmosphere of suspense discharges itself in the second episode, Impetuoso, led by a peculiar element of Lombardi’s music: the quavering clusters which range over the keyboard, varying in direction and intensity, in an overwhelming whirlwind of sound. Then the third episode, Lentissimo con tenerezza estrema, is an enchanted respite produced by the continuous repetition of a short ascending figure at the end, which is counterpointed by another typical element of Lombardi’s music, high and extremely delicate clusters, ethereal, “like transparent sounds”. There then follows the final episode, Instabile, in which some of the above mentioned elements (the repeated notes, the staccatos, and the quavering clusters) recur in a rhapsody which holds the listener in suspense until the last reverberations of the final high, fleeting sounds.

The second Mitologie was written in 1999. It presents a structure deliberately fragmented into brief episodes. The beginning, Cupo, is based on the tremolo effect caused by the very rapid repetition of one note. The piece proceeds with a wide and contemplative background , at the conclusion of which a gradual quickening of speed and a progressive increase of sonorous density lead up to  a long and frenzied episode. A new ecstatic interlude gives way to tremolo chords and clusters leading up to the overwhelming and inexorable  Ostinato, based upon cluster sequences irregularly and unpredictably sequenced. The return of elements from the initial Cupo lead on to the conclusion of the piece: one hears echoes of what has happened up to now, though in a more rarified and quiet atmosphere, ruffled only in the last moments, before the last great fortissimo is quenched in “a long rallentando and diminuendo”.

The third Mitologie, composed in 2002, is more concentrated. It is the shortest of the entire cycle. It opens with a muted chord, obtained by distorting the piano’s sound  by pressing the strings belonging to the keys which are being struck: this effect – another typical characteristic of Lombardi’s music –  will return insistently throughout the piece, especially at the beginning and end. The whole episode is based upon fractures, with the succession of repeated sound – the main source of this piece – continually broken by clusters and muted sounds. The overall effect is not, however, fragmentary. The piece develops as an arch, with a gradual increase of speed, intensity of sound and contrast, climaxing in a rhythmic and dynamic episode and then decreasing towards the ethereal and undulating conclusion. Paradoxically, the contrasts and the fractures contribute markedly to the uniform whole of the piece. They are part of the limited number of elements in the composition, and it is their continual appearance which permits the listener to follow with uninterrupted tension an extremely coherent and cohesive musical discourse.

Mitologie 4, written in 2003, differs completely from the preceding two. Instead of being based on fragmentation and heterogeneousness, it is structured uniformly on the obstinate repercussion of resounding chords, interspersed here and there with the now familiar repeated tremolo or by undulating figures. The result is anything but static and quiescent: the repetition of the chords and the unexpected appearance of new elements, as from another dimension, produce an inexorable buildup of tension which holds the listener’s breath for fifteen minutes and in the end does not break, leaving us waiting in a state of suspense. A kind of subtitle accompanies this piece and explains its tense and suffering quality: “What can a pianist do about wars?” Lombardi wrote it soon after the commencement of hostilities in Iraq. So Mitologie 4 is an example of music seen as an action and a message for humanity, an example of “civilized” music.

The last Mitologie, written again in 2003, is linked to the expressive quality of the preceding piece, though in a quieter way. Many elements, which have appeared up to now, return in this finale (the clusters, the repeated notes, the muted sounds, the arpeggios and the groups of high notes), transfigured and absorbed by an increasingly airy and impalpable atmosphere. Mitologie 5, then, closes the cycle recovering many elements of the whole work and combining them in a wider horizon, which finally solves the tension and asperity. At the same time however it reopens the debate and brings it to a new dimension: that of the synaesthesia between music and images. In Mitologie 5 Lombardi uses his experience in the connection between artistic languages. The basic concept of this research area, which since the Sixties has found a particularly fertile background in Florence, is the inseparability of the arts. Sound, action, sign – and the perception of these by the spectator – are not unconnected; on the contrary, they are part of a wider reality produced by their interaction and intersection. In Mitologie 5 Lombardi foresees that the concert must be accompanied by a video, so as to involve the listener in a perceptive and evocative experience according to an  ideal mirror game. The video which accompanies the live concert is actually a virtual animation of one of the composer’s own paintings and is intended by him to be music that one can see. «[…] MUSIC FOR THE EYES» writes Lombardi «is the visualization of something that happens before something else, in an area of the mind in which logic, sense, perception of things resound mysteriously with inner evocations which fall successively, if we consider analogical intuitions as crossing points, as invisible bridges» (D. Lombardi, Augenmusik. Musica per occhi, Firenze, Centro Di, 2001, p.15). And of that video, which translates music heard somewhere else, the music appears in its turn to the listener/spectator as a sounding translation, inevitably imprecise, allusive, evocative.

Daniele Lombardi – Composer, Pianist and Visual Artist
Well-known internationally for his uncommon repertoire, Daniele Lombardi has worked extensively on the music of the twentieth-century historical avant-gardes, including first modern performances of a large number of compositions of Italian and Russian Futuristic music.

Daniele Lombardi has always been deeply interested in a multimedia concept of art. His education, in both music and the visual arts, has placed him in the position to incorporate sign, gesture, and sound into a unitary concept of multiple perception, through analogies, contrasts, stratifications, and associations.

The drawings, paintings, computer graphics, videos, which he has been producing are the results of the transcodification of musical thought into images, a visualization of energies lying behind the sound itself, as potential becoming.

From the experiences of those days to the virtual reality of the present, Lombardi believes visual expression and sound to be inseparably joined and his research ranges between abstract inner visions and the idea of an impact on everyday life.

He has been performed in a great number of concert halls and festivals such as Maggio Musicale Fiorentino, Venice Biennale Musica, Berlin Musik Biennale. Guggenheim Museum NYC etc. and for important radio and televisions.

He has recorded many CDs, DVDs and he taught piano at the Conservatoire “G. Verdi” in Milan.