IN THE MISTS – Sanna Vaarni

Sonata 1.X.1905 (From the Street)
01)  The Presentiment (Předtucha) – Con moto – 05:52
02)  The Death (Smrt) – Adagio – 07:09

In The Mists (V mlhách)
03)  Andante – 03:27
04)  Molto Adagio – 04:30
05)  Andantino – 03:18
06)  Presto – 04:51

On an overgrown path (Po zarostlém chodníčku)
07)  Our Evenings (Naše večery) – 03:28
08)  A Blown-Away Leaf (Lístek odvanutý) – 03:11
09)  Come With Us! (Pojďte s námi!) – 01:22
10)  The Madonna of Frydek (Frýdecká panna Maria) – 03:28
11)  They Chattered Like Swallows (Štěbetaly jak laštovičky) – 02:20
12)  Words Fail! (Nelze domluvit!) – 02:11
13)  Good Night! (Dobrou noc!) – 03:13
14)  Unutterable Anguish (Tak neskonale úzko) – 03:20
15)  In Tears (V pláči) – 02:27
16)  The Barn Owl Has Not Flown Away! (Sýček neodletěl!) – 03:56


Registrazione, editing e master
Heikki Savolainen

Fotografie
Giuseppe Salerno

Progetto/impaginazione grafica
RICCARDO MAGNANI
Giuseppe Scali

Produzione
EMA VINCI RECORDS
© 2020 EMA Vinci 70164 – ℗ 2020 EMA Vinci records



Il catalogo completo delle opere di Leos Janáček (Hukvaldy, Moravia, 3 luglio 1854 – Ostrava, 12 agosto 1928), annovera un numero esiguo di composizioni pianistiche, ben- ché il pianoforte abbia avuto un ruolo importante nella fase formativa del compositore ceco. I primi lavori pianistici, come ad esempio le Variazioni Zdenka del 1880, nascono nel solco della tradizione romantica tedesca appresa dal giovane Janáček durante gli studi accademici a Lipsia e Vienna. Le novità del linguaggio musicale e l’originale stile delle opere della maturità, affondano invece le radici nelle ricerche folkloriche che il compo- sitore intraprende, a partire dal 1881, assieme all’amico etnomusicologo František Bartoš nella campagna morava. L’indagine sul campo di Janáček non interessa solo la musica ma abbraccia anche lo studio della lingua e dei dialetti. Durante le sue ricerche egli annota accuratamente le conversazioni dei contadini, le grida dei venditori ambulanti, ne analizza il tono, la curvatura melodica, il ritmo, le cadenze, arrivando alla conclusione che «tutti i misteri melodici e ritmici della musica trovano la loro spiegazione nelle modulazioni e nel ritmo del linguaggio parlato». Janáček chiama queste modulazioni tonali nápěvky mluvy, ovvero ”melodie del linguaggio”. A ognuna di esse corrisponde un preciso carattere, uno stato d’animo o un modo di sentire. «Quando qualcuno mi parla» – scrive il compositore, «ascolto di più le modulazioni tonali nella sua voce che il contenuto di ciò che sta effetti- vamente dicendo. Da queste, io comprendo com’è, e cosa prova chi parla.». Le inflessioni del linguaggio, trasformate in incisi melodici, permettono a Janáček di esprimere in musica l’ampia gamma delle emozioni umane. Le finalità comunicative inducono il compositore a ripensare anche l’armonia che, ormai affrancata dalle rigide regole classiche, riconosce come possibile qualsiasi concatenazione di accordi purché questa sia giustificata da esi- genze di espressione. La nuova tecnica compositiva richiede un nuovo vocabolario musicale: ed ecco dunque le già citate nápěvky mluvy, gli accordi pocit (di sensazione calmante) e pacit (di falsa sensazione o inquietante), la sčasovka (un breve motivo ritmico composto da poche note, spesso ribattute, che va a disturbare la melodia principale come elemento psicologico contrastante) che sono alla base del suo linguaggio più maturo. Le principali composizioni per pianoforte della maturità, ovvero, Su un sentiero erboso, Sonata 1.X.1905 e Nelle nebbie, vedono la luce tra il 1900 e il 1912.

Nel 1900 Josef Vavra, un insegnante di scuola moravo, invita Janáček a comporre per la sua raccolta Melodie slave, alcuni arrangiamenti di canti popolari moravi di facile esecuzione per l’harmonium (un piccolo organo a mantice molto diffuso nei villaggi moravi). Janáček scrive i primi cinque pezzi che definisce “stati d’animo”. Otto anni più tardi, su richiesta di un critico musicale di Praga, ne compone altri cinque ma per pianoforte e correda tutti di un titolo programmatico. Nasce così la raccolta Su un sentiero erboso. Scrive il compositore: «I piccoli pezzi, Su un sentiero erboso contengono reminiscenze lon- tane. Ogni volta che ho un momento in cui posso crogiolarmi indisturbato in questi miei ricordi, allora mi viene in mente un altro piccolo pezzo. È su un sentiero erboso.» Nelle dieci miniature musicali in forma tripartita ABA, Janáček descrive il proprio mondo inte- riore dell’infanzia avvalendosi della ricchezza della musica popolare morava con le sue melodie modali melismatiche, lo stile improvvisativo caratterizzato da frequenti contrasti di carattere e il suo ritmo flessibile soggetto a repentini cambiamenti. Il primo brano, Le nostre serate, ad esempio, si apre con una pacata melodia popolare la cui serenità è improvvisamente interrotta da una figurazione ritmica di poche note veloci e ribattute, in staccato “leggero”: un esempio di sčasovka. Il motivo ritmico, dapprima si alterna alla melodia iniziale per poi combinarsi e sovrapporsi ad essa in forma di ostinato. Nel secondo brano, Una foglia spazzata via, che Janáček definisce “canzone d’amore sul sentiero erbo- so”, la palpitazione amorosa, simile al movimento di una foglia spazzata via dal vento, si fa sentire nell’impulso ritmico costante di tre veloci sedicesimi ad intervallo di un’ottava, seguiti da una pausa, che sottende una dolcissima melodia parlante prima in 2/4 e poi nel più irregolare 5/4, come una dichiarazione d’amore. Clima più giocoso e danzante presenta invece il quarto brano Vieni con noi, che è tratto dal canto popolare moravo, Venite con noi ragazzi, venite! Si tratta di un esempio di nápěvky mluvy. La struttura ritmi- ca della melodia di apertura imita difatti la curva melodica del testo del canto originale.

In La Madonna di Frydek, quattro accordi lenti in forma di corale, cui risponde un mo- tivo melodico in forma di inno che si ascolta – secondo le indicazioni del compositore – prima “da lontano” e poi “da più vicino” ricordano l’esperienza infantile della proces- sione di Frydek, villaggio limitrofo alla propria città natale. L’accompagnamento del- la melodia, costituito da un movimento incessante di terzine a intervallo di quarta, ri- produce l’effetto del cimbalon, lo strumento più popolare nelle campagne morave.

Il cicaleccio incessante di un gruppo di donne è rappresentato, nel brano Chiacchierano come le rondini, dall’iterazione di un inciso melodico di solo due battute soggetto a continue varianti ritmiche e armoniche. In Le parole falliscono, il sentimento d’incertezza e di delusione è espresso da Janáček con la ripetizione di due elementi musicalmente ed emotivamente molto contrastanti: una lenta melodia rapsodica in 4/8 e poi 5/8 e di una sčasovka leggera in “accelerando”. Per il commiato di Buona notte! invece si avvale dello stile tipico degli ensemble popolari moravi in cui il primo violino suona una melodia lirica accompagnata al basso dal violoncello o dal contrabbasso, e il kontras (uno strumento molto simile alla viola), risponde con un controcanto nella tessitura centrale. Gli ultimi tre brani, composti durante la malattia terminale della figlia Olga morta nel 1903 a soli vent’anni, hanno un carattere più cupo. Il dolore in Angoscia indicibile, è reso dall’ostinato ritmico nervoso, come acciaccature intramezzate da respiri, che pervade l’intero brano, sul quale si muove una lamentosa melodia di solo quattro note discendenti. Dopo l’apparente rasserenamento emotivo di In lacrime, la raccolta si chiude con un vero e proprio presagio di morte in Il gufo non è volato via. Janáček scrive: «il motivo inquietante del gufo si sente nel canto intimo della vita». Il gufo, simbolo popolare dell’oscurità e della morte, intona il suo canto su una terza minore discendente, lo stesso intervallo sul quale, secondo le annotazioni dello stesso Janáček, Olga aveva esalato il suo ultimo respiro. Alla tenebrosità del primo frammento musicale si contrappone una melodia popolare gioiosa e sognante: “il canto della vita”.

La Sonata 1 X 1905 dal sottotitolo Dalla strada viene composta all’indomani di un violento fatto di cronaca avvenuto a Brno. Durante una manifestazione a favore della fondazione di un’università in lingua ceca in Moravia con sede a Brno, l’operaio Frantisek Pavlik, di soli vent’anni, viene barbaramente ucciso dalle guardie delle forze di occupazione austro- ungariche. Lo spirito patriottico e irredentista di Janáček ha origine a Praga quando, anco- ra solo ventenne, prende parte all’attività politica dei ruchovici, ovvero quegli intellettuali nazionalisti e antiaustriaci, riunitisi intorno alla rivista “Ruch” per poi rafforzarsi negli anni ’80 con l’adesione al movimento antimperialista, anti idealista e materialista di Thomas Masaryk. La prima esecuzione della Sonata ebbe luogo a Brno il 27 gennaio del 1906. La pianista Ludmila Tučková poté eseguire però solo due dei tre movimenti che componevano la Sonata. Durante le prove difatti Janáček, con un gesto impulsivo, dettato probabilmente dal suo profondo spirito autocritico, bruciò il terzo movimento – probabilmente una Marcia funebre e, subito dopo la prima esecuzione, getta nella Moldava gli altri due. Diciotto anni più tardi, la Tučková regala al compositore, per il suo settantesimo compleanno, le copie dei primi due movimenti che lei stessa aveva segretamente redatto prima del concerto, permettendo così la pubblicazione della Sonata.

Il termine “Sonata” nasce dalla struttura di tipo classico del primo movimento, dal titolo Il Presentimento, che si divide in tre parti: Esposizione, Sviluppo, Ripresa. L’intero movimen- to, tuttavia non ha nulla dell’elaborazione tematica tipica del sonatismo classico, ma si basa sulla contrapposizione costante, secondo il modello già utilizzato nella raccolta Su un sentiero erboso, di due frammenti musicali stilisticamente opposti ed espressivamente contrastanti. Il primo consiste in una melodia elegiaca in moto discendente, dal carattere malinconico e “parlante” che si conclude su intervalli melodici ascendenti progressivamente sempre più ampi, di quinta, di sesta e infine di settima, come a rappresentare urla umane. L’altro è un brevissimo motivo ritmico irregolare di sole due note nel modello della sčasovka janáčekiana, dal carattere percussivo e in staccato. I due elementi/stati d’animo dapprima dialogano per poi sovrapporsi in un gioco iterativo di combinazioni contrappuntistiche che danno luogo a quella che Milan Kundera definisce una “polifonia di emozioni”.

Il secondo movimento, dal titolo La morte, è un Adagio in mi bemolle minore interamente costruito sul motivo janáčekiano “della morte”: una cellula melodica di poche note precedu- te da una pausa, come fosse un singhiozzo, che si chiude sull’intervallo delle ultime parole di Olga, la terza discendente. Questo breve motivo, derivato da quello del primo movimento, si ripete in maniera ossessiva ampliando progressivamente gli intervalli e intensificando l’accompagnamento fino a raggiungere un climax dinamico che si conclude con un ritorno alla quiete iniziale.

Anche i quattro brani che compongono la raccolta Nelle nebbie del 1912 sono per Janáček “stati d’animo”. Il clima in cui essi nascono è cupo e di grande inquietudine. Janáček, ormai quasi sessantenne non riesce ancora ad affermarsi come compositore, le sue opere per il teatro non vengono rappresentate e, dopo la morte della figlia, il matrimonio con Zdenka è in crisi. Il titolo evocativo dell’opera, una certa ambiguità tonale, il ricorso a materiale scalare modale e l’uso pressoché costante di chiavi con cinque o sei bemolli che coinvolgono tutti i tasti neri del pianoforte ricordano il pianismo di Claude Debussy. Janáček ha tuttavia sempre dichiarato la sua totale estraneità alla poetica dell’impressionismo francese. Di fatto, nei quattro brani della raccolta Nelle nebbie si riscontrano le stesse caratteristiche compositive, il linguaggio innovativo, estraneo alle ricerche delle coeve correnti europee e lo stile particolarissimo che avevano caratterizzato le due composizioni precedenti e che fanno di Leos Janáček una figura originale e isolata nel panorama del Novecento musicale.
Antonietta Cerocchi

 



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