Miniature profane – Roberto Picchi

 

Preludio – 3 settembre

Elegia

Venticinque aprile

Granello di senape

Schiarazula marazula – Follia

Canto iraniano

Pellegrinaggi

Prima della pioggia

Ciaran la tempesta

Piccolo raga

Stanza numero 13

Mi votu e mi rivotu

 

Sono brevi composizioni, dunque miniature. Sono brani strumentali, dunque non può essere considerata musica sacra. E già … come se solo la presenza di un testo possa rendere sacra anche la musica, mentre la musica da sola non possa esserlo.

La relazione tra sacro è profano è presente nel brano GRANELLO DI SENAPE, che non a caso compare qui come in “Nel fuoco e nello spirito”, opera indiscutibilmente sacra, e in PELLEGRINAGGI, viaggio dal caos del presente verso fiabe dimenticate o monasteri sperduti. Alcuni brani sembrano definire queste miniature come un diario, personale o storico: ecco perché riportano nel titolo solo il giorno in cui sono state composte: TRE SETTEMBRE, VENTICINQUE APRILE.

Il diario contiene anche avvenimenti, come CIARAN, la tempesta che ha allagato in novembre la piana dell’Arno, e PRIMA DELLA PIOGGIA, scritta in dicembre durante una siccitĂ  di parecchie settimane. STANZA NUMERO TREDICI, ispirato ad un racconto di fantasmi, è invece il ritorno a dove è cominciata la mia conoscenza con il liuto cretese, ad ottobre in un albergo di Salonicco pieno di altre – tecnologiche – tipologie di fantasmi, non per questo meno spaventosi. I duetti dunque sembrano un ritorno mnemonico all’inizio.

Ma il tempo non è soltanto quello meteorologico: è anche nel nostro rapporto con la musica del passato, non da riproporre con intenti filologici, ma evidenziando le suggestioni che contiene per le orecchie di un musicista contemporaneo. Per questo viene rielaborato un famoso brano del XVI secolo come SCHIARAZULA MARAZULA. Anche Mainerio era per i suoi tempi un outsider, musicista prete e negromante. La FOLLIA invece è originale, seppure basata su un passacaglio, come si faceva un tempo. I due brani poi presentano interpolazioni personali: i tropi sono una prassi antica, degna d’attenzione.

Il tema forse piĂą importante è quello del rapporto con gli altri da sĂ©, siano essi diversi e lontani, in quanto appartenenti ad un’altra cultura, come nel CANTO IRANIANO, o vicini e simili a noi, come in ELEGIA, ingenua miniatura dedicata agli affetti piĂą intimi. Nel brano finale, PICCOLO RAGA, la relazione con l’alteritĂ  non è solo tra culture diverse – l’ostinato, come base per un canto di carattere piĂą o meno improvvisativo – ma anche nel ruolo dei due strumenti, che espongono il materiale separatamente, ognuno a modo suo, e poi lo presentano insieme cercando una comunione sempre difficile, ma non per questo meno eludibile.

Un duetto è sempre un dialogo, filosofico, platonico, tra due esseri che hanno pari dignità. E se a volte qualcuno si limita ad accompagnare la melodia dell’altro, lo fa solo con l’umile consapevolezza di dover trattenere il suo ego e sostenere la gioia dell’altro, aspettando con fiducia il proprio turno.

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