Composizioni di Andrea Talmelli, Poesie di Marina Popadic
“Ho ascoltato questo CD con tanta gioia e ammirazione. Marina Popadić interpreta le composizioni di Andrea Talmelli con grande emozione e con la tecnica perfetta. Sa come trasmettere il carattere di ogni brano all’ascoltatore. È pienamente all´altezza di comunicare il carattere della musica contemporanea. Un grande complimento per questo! Il fatto che abbia anche scritto le poesia per questi pezzi, le permette di approfondire la propria interpretazione contenuto musicale.”
(Dalla recensione di Wilhelm Ohmen per il CD „di suoni in versi“ di Marina Popadić, 2019)
„In questo bel cd, Talmelli propone 11 brani per pianoforte solo, scritti in 40 anni di attività e ispirati a poesie o a racconti, alcuni della stessa Popadić, di Gianni D’Elia, Luigi Faroldi, Kokayashi Issa, Laura Mancinelli, Evelina Schaz, Hermann Hesse. Non sono indicate le date di composizione dei singoli pezzi, comunque si nota un’omogeneità stilistica notevole, una costante predisposizione a traslare suoni, simboli, immagini poetiche in suoni, con una carica fantasiosa e, al contempo, legata profondamente al verso poetico. I testi sono riportati nel libretto che accompagna il cd e alcuni sono molto belli, come quelli della stessa Popadić, interprete di raffinata sensibilità.“
(Dalla recensione di Renzo Cresti per il CD „di suoni in versi“ di Marina Popadić, 2020)
di suoni in versi
TRACCE
-
Cinque bagatelle (Poesie di Marina Popadić)
-
Carpe diem (Poesia di Gianni D´Elia)
-
Ricord (Poesia di Luigi Faroldi)
-
Con l’invidia negli occhi (Haiku di Kobayashi Issa)
-
Gli occhi dell’imperatore (Racconto di Laura Mancinelli)
-
Ninna nanna per Giulia (Poesia di Marina Popadić)
-
Eve Line Tango (Poesia “Ultimo Tango“ di Evelina Schatz)
-
Gondola (Poesia di Hermann Hesse)
-
I canti della terra (Poesie di Marina Popadić)
-
Il chiuso di una roccia (Poesie di Marina Popadić)
-
I canti del mattino (Poesie di Marina Popadić)
Marina Popadić pianista e poetessa
Andrea Talmelli compositore
CINQUE BAGATELLE (1974)
Marina Popadić (2018)
Sotto gli alberi,
nel giardino delle madri,
si scoprono cinque danze.
Da un posto sconosciuto,
la danza di Beatrice
ricorda il mare,
la serenità delle coste,
la sua madre sente,
dallo sguardo della figlia,
ogni suo,
ancora un po´ insicuro,
passo.
Sotto gli alberi,
nel giardino delle madri,
si scoprono cinque danze.
Come un vento Mariagrazia
di giorno e di notte ricorda
di non addormentarsi,
come se fosse una goccia d´acqua
salta da un fiore all´altro
e porta la gioia
nel petto di sua madre.
Sotto gli alberi,
nel giardino delle madri,
si scoprono cinque danze.
Come un torrente Cristiano
arriva dalle montagne
e dipinge con la speranza
il volto di sua madre,
racconta di un silenzio sonante
tra gli alberi nelle montagne
e dipinge con la felicità
il volto di sua madre.
Sotto gli alberi,
nel giardino delle madri,
si scoprono cinque danze.
Come la vita su questa terra,
la danza di Laura
saluta le mani di sua madre,
le insegna a raccogliere l´attimo
e porta la freschezza del mattino
sul volto della sua madre.
Sotto gli alberi,
nel giardino delle madri,
si scoprono cinque danze.
Sotto la luna,
la danza di Rodolfo
dipinge con passi notturni
la casa di sua madre,
solo la madre sente il suo passo
mentre il giardino dorme
fiorisce un sorriso
sul volto del figlio e della madre.
CARPE DIEM (2005)
Gianni D‘Elia
…….Eppure, noi avevamo un sogno
che non era solo vivere
giorno per giorno, ed era
la gioia di dividerlo con gli altri,
con le nostre compagne e compagni –
ricordi? – Carpe diem…
sì Lina, ma anche
– Carpe somnium –
ci ripeta la voce più vicina,
quando ogni sogno ha spazzato
con le vie già la tarda mattinata
e un desiderio d´amore
imballato
come un motore,
a vuoto gira e rigira nella testa,
in rima
quasi non credesse ancora il cuore
tutta finita la vita di prima,
come se mai e mai
toccasse il mare bello
del nostro giovane sperare
nè l´afa, nè il gelo che rimane…..
RICORD (2000
Luigi Faroldi
Il seggiolino dei miei anni belli è vuoto.
Il colore di quando ero bambino
lo trovo in quelle belle scatoline
colorate dei torroncini Sperlari
che Natale mi fa ancora golosare
ammucchiate in un cestino di paglia
insieme alle altre cianfrusaglie del solaio.
CON L´INVIDIA NEGLI OCCHI (2012)
Hayku di Kobayashi Issa
Con l’invidia negli occhi –
insegui la farfalla
uccellino in gabbia
GLI OCCHI DELL´IMPERATORE (1996)
Un racconto di Laura Mancinelli
Studiosa del mondo medievale, Laura Mancinelli si è ispirata alle leggende cavalleresche per reinventarle liberamente. Nel racconto Gli occhi dell’Imperatore Federico II ormai prossimo alla morte è protagonista insieme a una contessa piemontese e a un cavaliere – musico – poeta di un affascinante intreccio di sentimenti d’amore, entusiasmo, rassegnazione e senso del destino.
NINNA NANNA PER GIULIA (2002)
Marina Popadić (2018)
Cantiamo al Natale
la ninna nanna per Giulia
che come una stella illumina
i nostri giardini,
la bambina mai nata
danza sulla neve
per tutti i bambini
e come un angelo
dorme accanto ai loro volti.
Cantiamo al Natale
per tutti i bambini mai nati
la ninna nanna per Giulia,
loro, a nostra insaputa,
illuminano, come gli angeli,
tutti i nostri sogni.
EVE LINE TANGO (1999*)
Evelina Schatz
Ultimo Tango
come
Alfonsina Storni**
mi spoglio
e così, ignobile e sola
mi presento al tuo
abbraccio
oh, uomo
oh, mare
oh…
ora
il
mare
è
sopra
di
me
oh,
mare
ora
cielo
*versione per pianoforte solo,
dal trittico compositivo sulla poesia
**poetessa argentina (1938 – 1982)
GONDOLA (2010)
Hermann Hesse
Azzurro sopra di te e vampa solare,
sotto di te l’onda eterna di pace,
sulla chiglia snella che lieve si muove
porti eco di corde e giochi d’amore.
Nere e solenni le tue pareti leggere.
Dolci finchè divampa l’oggi di gioie,
dolce e strano il sogno di morte,
di giovinezza, d’amore che si spegne.
I miei anni giovanili scivolano
verso mete sconosciute
per vastità belle di luce, gondola
snella, rapida e lieve come te.
I CANTI DELLA TERRA (2017)
Marina Popadić
(I)
D’inverno
ho abbandonato il mio giardino.
Abbi cura dei miei cipressi
sotto il tuo tetto.
Leggi le mie lacrime,
non è più inverno –
una rosa fiorisce nel giardino,
da lontano vedo un sorriso.
(II)
Se un giorno non potrò stare
nel tuo giardino,
se la terra coprirà il mio volto,
tu continuerai a camminare
sul lungomare,
scrivimi d’amore sulle coste,
non lo sentivo in questo mondo
e dal giardino – le tue mani,
porta una rosa alla mia tomba,
lascia che il silenzio parli –
so leggere le onde
e il verde dal giardino.
(III)
Il chiuso della tua anima
stringe l’altare
della chiesa abbandonata.
Non c’è bisogno dell’icona.
Per la prima volta è gioia
nell’annullarsi.
Le mie inquietudini
sono andate oltre.
Sento la stretta della tua mano –
l’ignoto della preghiera sulla pelle
in questa terra.
Tace il Vangelo.
La mia strada si è chiusa
con la nascita della nostra figlia.
(IV)
Le coste aperte,
le nostre solitudini
nello stesso cammino.
Il chiuso della tua anima –
i cipressi del mio giardino.
(V)
Solo il mio sguardo
cerca di dire
del mio giardino abbandonato.
Il mio pianto richiama la vita,
appartiene all’indicibile.
Oggi – nell’infinito
la prima rosa bianca
nel mio giardino.
Le tue dita – le radici dei cipressi.
I gabbiani che richiamavi al tuo seno
sono sulla costa.
La luce del tuo giardino,
in attesa di un canto notturno
in cui mi leggerai dell’amore,
mi illumina.
Sei rinata,
il tuo seno è la terra.
I capelli della nostra figlia –
petali di rose.
Sono il verde del tuo giardino.
IL CHIUSO DI UNA ROCCIA (2016)
Marina Popadić
(I)
Il suono nudo
ha portato il grido
nel tuo petto.
La rabbia negli echi!
L’urlo aperto!
I suoni,
come vagiti
al mio primo balbettare
dicono tutto –
dicono niente.
(II)
Il mio ritratto incompiuto
si dimena.
Paura – il mio sangue!
Sto tremando sulla costa,
una mano dell’amore
è appesa sopra ad una roccia.
Sono rimasti i piedi nudi,
il cammino rinasce
sul tuo volto.
Paura – il tuo suono!
I miei occhi sorridono al giorno.
(III)
Nella scia luminosa
il mare aperto,
la rabbia è sveglia!
L’albero delle vele –
l’uomo spogliato
si rispecchia nella notte.
Impazzito sulla costa,
fa l’amore con se stesso,
una mano appoggiata al petto,
canta per la prima volta.
Immerso nel mare – libero!
Lo stanno osservando
gli occhi di una roccia.
(IV)
Le radici di una roccia
crescono dalla tua bocca.
Tu, imprigionato in un muro,
dipingi i suoni
come riflessi della tua assenza.
Sulla punta del piede,
sorrido alla vita.
Di notte suono le onde.
Il sangue di una roccia
s’imbarca nel mio verso,
ti stai spogliando
nella mia ombra.
Un unico quadro guarda la roccia!
(V)
La notte bianca,
unici sono i suoni
che carezzano gli scogli.
Il mio corpo
è l’ombra di una roccia.
Ti avvicini al mare.
Nessuno sulle coste,
tu stai pregando
davanti al mio seno.
(VI)
L’amore degli scogli
non ha mani,
le labbra,
la carezza dell’uomo.
Il loro tocco
non si dimentica mai.
Riconosci
il suono di una roccia,
ferito dai piccoli amori,
nuota verso l’altra parte della costa,
nel nodo delle nostre mani,
dove rinascerà,
avrà il corpo dell’uomo
e gli occhi di un muro aperto.
I CANTI DEL MATTINO (2018)
Marina Popadić
(I)
E’ un gioco di acqua.
Al mattino
la tempesta si dimena.
Il tuo seme è ancora sulla costa.
E’ un gioco di acqua,
il sorriso della nostra bambina.
(II)
E’ un gioco di vento
che ti ha portato
sulla costa dell’Adriatico,
nel mio petto.
Nel mattino,
i tuoi semi mi carezzano.
Si vedono
i ponti del fiume Saar.
Mi rallegra
la loro fermezza
davanti al vento.
Ascolta il vento.
Al mattino,
nella notte.
Sta portando
la mia pelle
dove puoi sentire
la nostra figlia.
E’ un gioco di vento.
Ti vedo al nostro ponte.
(III)
E’ un gioco di silenzi
il nostro amore
in cui la parola
ha perso il pensiero.
Siamo sempre
alla fine
di una strada,
i ponti ci diranno tutto.
Estelle sorride
dalle nostre vite precedenti –
sta aspettando
le nostre mani.
E’ un gioco di silenzi
Il nostro amore
Ormai
(IV)
Il silenzio muto.
Il vento porta una rosa
al cimitero.
Estelle piange vicino al fiume.
E’ un gioco senza ricordi –
la parola fine è sul ponte.
Estelle ruba la rosa dal vento –
i silenzi le diranno tutto.
(V)
Estelle
è un gioco di tempo.
Ti vedo al fiume.
Il tuo padre se ne è andato.
Le tue lacrime
scriverò io nella notte.
Sii con me.
Sorridi.
Cammina con me sui ponti.
Nessuno ci conosce
in questo posto.
Il Saar vede tutto.
Non piangere, Estelle.
Il tuo padre tornerà.
E’ un gioco di tempo.
(VI)
E’ morto tuo padre.
E’ stato un gioco senza.
Urla il Saar, Estelle.
Non ti sentirà questa volta.
Daremo il tuo dolore
al fiume Trebisnjica.
Lì è il cimitero
dei tuoi nonni.
Lì, per la prima volta,
io e tuo padre,
abbiamo visto il tuo sorriso.
E’ morto.
Mi hanno detto
che una donna
lo uccideva
in sogno,
al mattino.
Lei non verrà
al suo funerale.
Il tuo padre
è su strade lontane.
Non so se vedrà
la nostra candela.
La famiglia – un gioco senza.
Estelle,
sappi che le mie mani,
il mio petto
sono la tua casa.
Urla oggi,
non avere paura.
Estelle, il tuo grido
sono le campane
della nostra chiesa.
Tutto è un gioco senza.