musica contemporanea italiana per quartetto di saxofoni
Luigi Ceccarelli – Neuromante x 4* (1993 – rev. 2021)
versione per quattro saxofoni e campioni preregistrati di sax
Francesco Antonioni – Organum III* (2004–2005 – rev. 2021)
per saxofono contralto, tre saxofoni in eco e sinusoidi
Roberto Doati – ANTIDINAMICA (2015–2016)
versione per quattro saxofoni e live electronics
Alessandro Solbiati – Dawn II (1992- rev. 2021)
per quartetto di saxofoni
Sylvano Bussotti – Ballerina Gialla e Pettirosso (1986–89) con Variante per Michele (2005)
versione per quattro saxofoni
Stefano Scodanibbio – Plaza (2001)
versione per quattro saxofoni soprani
Tutti i brani sono in prima registrazione assoluta.
* Opera dedicata al Sidera Saxophone Quartet
Sidera Saxophone Quartet
KOINÈ
Musica contemporanea italiana per quartetto di saxofoni
Saper stare con la differenza senza voler eliminare la differenza
G. Bateson
Il termine Koinè sta a designare una cifra linguistica comune con caratteri uniformi che si contrappone e si sovrappone ai vari dialetti, ai vari linguaggi, alle varie particolarità. In questo disco la koinè comune è rappresentata dal suono, dal timbro e dalla personalità del saxofono, strumento emblematico della contemporaneità che unifica i brani in programma – tutti in prima registrazione mondiale – senza annullare la meraviglia espressa dalle loro differenze e la dialettica che si intesse tra loro.
L’ascoltatore è così condotto in un itinerario sonoro nel quale coesistono la platealità di Scodanibbio e i gesti visivi e onomatopeico–strumentali di Bussotti: il primo, per l’appunto, ambienta il suo brano in una piazza, rivolgendolo in maniera ecumenica a una folla eterogenea, mentre il secondo elabora il suo linguaggio immaginativo in maniera quasi cifrata, evocando affinità suggestive tra le voci della natura e quelle dello strumento.
Un’altra declinazione della modernità è quella di Solbiati, rigorosa e legata a un’espressività “storica” che giustappone articolati pannelli sonori.
Un diverso piano dialettico si delinea nelle composizioni che prevedono – in modi e con finalità differenti – l’ausilio dell’elettronica.
Antonioni costruisce un’atmosfera ieratica e minimale attraverso un cantus quasi atemporale, sottolineato da puri suoni sinusoidali, che ha i suoi riferimenti nelle origini della polifonia. Questa lettura della modernità ha il suo contraltare nei virtuosismi pirotecnici del brano di Ceccarelli, nel quale reale e virtuale si fondono in un mondo ibrido.
Doati, infine, proietta e moltiplica i suoni dei saxofoni attraverso il live electronics, in un continuo gioco di specchi e di meta-improvvisazioni.
Luigi Ceccarelli – Neuromante x 4 (1993 – rev. 2021)
«Cyberspazio: un’allucinazione vissuta consensualmente ogni giorno […] Una rappresentazione di dati ricavati dai banchi di ogni computer del sistema umano. Impensabile complessità. Linee di luce allineate nel non–spazio della mente, ammassi e costellazioni di dati. Come le luci di una città, che si allontanano»
- Gibson, Neuromancer
Il titolo prende spunto dal primo romanzo cyberpunk di William Gibson. Gli universi cyberpunk degli anni ’60 sono stati la prima rappresentazione della profonda simbiosi tra vita reale e vita virtuale e i personaggi che popolano questi mondi si muovono con disinvoltura tra questi due stati vivendo costantemente in una realtà ibrida.
Anche questo pezzo è composto sovrapponendo e fondendo il suono reale degli strumenti meccanici con il suono artificiale ricreato digitalmente. I due universi sono compresenti e si fondono sovrapponendosi continuamente. Da una parte i quattro saxofonisti che suonano i loro strumenti meccanici, dall’altra linee melodiche e timbriche che sono state create partendo da singoli suoni campionati e ordinati in sequenza tramite computer. Le linee sonore artificiali sono solo apparentemente strumentali, in realtà sono ineseguibili da strumenti reali.
L’insieme dei quattro esecutori e della parte elettronica forma un unico denso agglomerato elettromeccanico ibrido e indistinguibile, un’immagine di quel mondo sonoro denso e complesso che solo oggi è possibile creare.
In questo brano convivono al massimo livello tecnico ed espressivo sia la componente virtuosistica dell’esecutore che quella (altrettanto virtuosistica) dell’editing digitale, dando luogo ad una alta tensione performativa, impossibile da raggiungere sia da una esecuzione strumentale pura che da una esecuzione puramente digitale.
Neuromante x 4 è un’elaborazione di una precedente versione dal titolo Neuromante per sax contralto e campioni preregistrati di sax.
Luigi Ceccarelli
Francesco Antonioni – Organum III (2004–2005 – rev. 2021)
Una delle prime forme di polifonia conosciute in Europa prese il nome di Organum: le melodie gregoriane venivano talvolta cantate sovrapponendo consonanze di quinta, quarta e ottava, dando così origine alla tecnica del contrappunto, che a partire dalla fine del XII secolo raggiungerà forme complesse di sviluppo. Senza averne alcuna prova documentale, mi sono convinto che la scelta delle consonanze perfette è dovuta probabilmente alla risonanza armonica naturale che i monaci e i chierici udivano cantando nei grandi spazi delle cattedrali e delle chiese: onde stazionarie, simili alle sinusoidi.
Scrivendo Organum ho capovolto questa prospettiva e ho immaginato una monodia (O magnum misterium, cantato a Natale nel rito ambrosiano) che emerge gradualmente dalle risonanze che essa stessa ha generato, come se le pareti, i soffitti e gli spazi una volta inondati di suono, volessero raccontare la loro storia, rivelare i ricordi e le memorie, invitando il solista a rispondere e ingaggiare un dialogo, in cui l’antica melodia si accompagna a dolci e austere armonie.
Organum esiste in diverse versioni, eseguite più volte da diversi interpreti. È nato nel 2004 come brano per due strumenti, uno medio l’altro acuto, e sinusoidi su una traccia preregistrata. Con il titolo Organum II è poi diventato un brano per flauto contralto solista, con flauti in eco e sinusoidi preregistrate. La versione per saxofono contralto, tre saxofoni in eco e sinusoidi presente in questa incisione con il titolo di Organum III è stata realizzata con il contributo fondamentale di Gianpaolo Antongirolami.
Francesco Antonioni
Roberto Doati – ANTIDINAMICA (2015–2016)
La scrittura della partitura nasce dall’analisi spettrale dell’elaborazione elettronica di un’improvvisazione di Gianpaolo Antongirolami per la mia opera Il domestico di Edgar. Ogni saxofonista può scegliere e cambiare il metronomo (semiminima da 20 a 120) a ogni pagina, così come quali e quanti pentagrammi, fra i 6 di ogni pagina, eseguire entro una durata compresa fra 6 e 12 minuti. Nei restanti 4 minuti (massimo 6) prosegue improvvisando liberamente sui ‘gesti’ precedentemente letti di cui ha memoria. L’interprete al live electronics improvvisa sui parametri di un ambiente costituito da una convoluzione a 8 canali con impulsi filtrati e inviati a 4 linee di ritardo con traspositore nel feedback, dapprima sulla elaborazione usata per generare la partitura e poi sui saxofoni dal vivo. La versione per quartetto qui incisa, e magistralmente interpretata dal Sidera Saxophone Quartet, non è la registrazione di un concerto, bensì l’esito di un processo creato specificamente per un medium fisso. Innanzitutto i quattro interpreti hanno registrato la partitura senza l’elettronica e la loro registrazione è stata da me elaborata con l’ambiente del live electronics. Il risultato, quattro diversi file, uno per ogni tipo di saxofono, è divenuto elemento di dialogo aggiuntivo per gli strumentisti che hanno quindi registrato la versione finale della loro interpretazione. Ultimo stadio del processo, una nuova elaborazione elettronica di quest’ultima registrazione. L’insieme è ciò che potete qui ascoltare.
Roberto Doati
Alessandro Solbiati – Dawn II (1992)
Ho sempre profondamente sentito la dimensione rituale dell’alba: i primi sentori di luce, il lento trascolorare del cielo, che in pochi minuti, e ogni giorno in modo differente, attraversa a est l’intero spettro dei colori dell’arcobaleno, anche quelli che non ti aspetteresti, come differenti verdi che “modulano” dal blu al giallo nascente. Tutto questo è seguito parallelamente dall’addensarsi progressivo del canto trepidante degli uccelli che si staglia sul silenzio del mondo ancora addormentato. Si tratta certamente del momento quotidiano che sento più mio, quello in cui, ogni giorno, io compongo meglio.
Nel 1987 avevo scritto Dawn, per flauto e arpa, una messa in scena forse un po’ troppo letterale dell’alba. Nel 1992 decisi di ritornare su tale suggestione attraverso la ricchissima e nel contempo coesa ed unitaria gamma timbrica di un quartetto di saxofoni. Quello di Dawn II non vuole essere però un percorso descrittivo, bensì evocativo delle energie suscitate in noi dal progressivo passaggio da un’oscurità informe ma piena di promesse, al progressivo, inquieto anelito in diverse forme verso il suono, la mobilità dell’articolazione, l’aprirsi del registro. Tutto questo fino al raggiungimento della ritualità di un Corale che si fa strada progressivamente tra i quattro strumenti e approda a un breve “canto di ringraziamento” finale.
Alessandro Solbiati
Sylvano Bussotti – Ballerina Gialla e Pettirosso (1986–89) con Variante per Michele (2005)
«Improvvisazione, scrittura musicale determinata, concertazione di solistici strumenti assieme – ciascuno espresso in pagine strettamente personali –, divertimento “da camera” e somma, sovrapposizione, sottrazione, alleggerimento; caos e trasparenze, meditazioni e capricci. All’ascolto. E si potrebbero enumerare altri aspetti, praticamente infiniti, offerti da un brogliaccio del genere nato come musica d’occasioni varie». Con queste parole Sylvano Bussotti (1931–2021) illustra Voliera, specificando inoltre che «nel suo assieme questo vero e proprio concerto conta dunque ben dodici differenti composizioni». Ballerina gialla e Pettirosso è una di queste composizioni ed è destinata al saxofono.
Nel dicembre 2005, in occasione di un seminario sulla musica di John Cage tenuto presso l’università IULM di Milano, Michele Selva fa la conoscenza di Sylvano Bussotti il quale, a seguito di questo incontro e conversazioni sulla musica, omaggerà Michele di una piccola cadenza, “Variante per Michele”, posta in coda a Pettirosso e con firma autografa.
Stefano Scodanibbio – Plaza (2001)
Stefano Scodanibbio (Macerata, 1956 – Cuernavaca, Messico, 2012), contrabbassista, compositore e fondatore della Rassegna di Nuova Musica di Macerata, ha scritto Plaza per 4 trombe in do nel 2001.
Di recente, Maresa Scodanibbio ha ritrovato tra i documenti del marito una versione per 4 saxofoni soprani alla quale l’autore stava lavorando: nonostante fosse quasi ultimata, non fu mai portata a termine e non venne messa a catalogo. La signora Scodanibbio ha cortesemente fornito la partitura a Gianpaolo Antongirolami che ha potuto completare il brano.
Plaza, nella versione per quattro saxofoni soprani, è stato quindi presentato dal Sidera Saxophone Quartet in prima esecuzione assoluta nell’ambito del Forlì Open Music, il 27 giugno 2021, nello spazio dell’Arena San Domenico.