Il titolo Cum Luces Matre contiene un iperbato. Tale scelta eĢ motivata sia da scelte eufoniche sia dalla volontaĢ di collocare il termine Luces in posizione enfatica: Lux come luce e splendore, ma anche come giorno, astro, stella, vista, luce degli occhi e di salvezza, luce di vita e direzione. Il vocabolo eĢ pertanto declinato al plurale, come dire che tutte le possibili luci della vita concorrono ed esistono insieme alla madre. (Mario Cesa)

CUM LUCES MATRE
Cum luces matre, per affermazione dello stesso compositore, eĢ unāopera che trae origine da gesti di sua madre che, impressi nella sua memoria, assumono forma e sostanza musicale.
In linea dunque con altri topoi presenti in altre composizioni dellāautore e correlata ai topoi della musica popolare, anche questa composizione punta alla sostanza della sua coscienza nella quale fortemente eĢ impressa la matriarcalitaĢ e quindi la sua Terra.
Lungi dalla banale descrizione del gesto, la composizione eĢ costruita su 12 gesti sonori che il compositore denomina āmoduloā. Ciascun modulo, bencheĢ appaia ben distinto dagli altri percheĢ caratterizzato fortemente nella melodia e nel ritmo, nonostante la sua apparente autosufficienza, pur lascia intravedere tratti che, accomunandolo e collegandolo agli altri, conferiscono coerenza e costrutto formale alla composizione bencheĢ il Maestro non abbia previsto unāesecuzione obbligata e quindi una forma definitiva e immodificabile dellāopera.
Il modulo costituisce il tassello iniziale di questa come di altre composizioni di Mario Cesa e rappresenta lāacquisizione di un costrutto ancestrale che il compositore deriva dalle forme della musica popolare dellāIrpinia e non solo. Il modulo eĢ una entitaĢ che di per seĢ non eĢ elaborata come nella composizione classica ma essa eĢ variata e ripetuta e nella ripetizione trova la sua forma di primordiale di elaborazione.
Pur tuttavia non si tratta di giustapposizioni di moduli o di varianti di esso, privi di un progetto formale, percheĢ proprio la genesi analogica di ciascun modulo assicura coerenza e coesione anche quando il Maestro invita gli esecutori a modificare la successione dei moduli o anche a lavorare su una selezione degli stessi.
Si tratta di una sorta di concreazione alla quale lāautore spesso ricorre o ne auspica il ricorso: spesso ne fa esplicita richiesta nelle sue composizioni oppure invita i suoi amici- esecutori ad intervenire sul suo lavoro con personali interventi creativi, ritenendo la composizione una forma solo transitoriamente compiuta percheĢ espressione di una piuĢ vasta ed eterna esperienza creativa in continuo divenire.
Infatti la durata dellāesecuzione di questa composizione eĢ fortemente condizionata dal peso determinante che ha il ruolo dellāesecutore che si misura con una scrittura densa, compatta, con forti tratti che necessitano di una tecnica solida e di qualitaĢ interpretative atte ad esaltare piuĢ il suono stesso, nella sua piuĢ primordiale dimensione grezzamente acustica, che le classiche e consolidate qualitaĢ timbriche dello strumento. Il pianoforte eĢ letteralmente aggredito per strappargli sonoritaĢ percussive, ricorrendo alla dissonanza per ottenere la materialitaĢ del suono ridotto a rumore o a sonoritaĢ magmatica.
Ciascun modulo eĢ un evento che evidenzia la concezione materica del suono. Lāiterazione della dissonanza, lāelemento percussivo, sempre costantemente presenti, costituiscono le scelte necessarie per recuperare la dimensione originaria dellāatto sonoro, memoria atavica delle origini etniche del compositore ereditate appunto dalla madre che, anche per questa ragione, costituisce il supporto ideologico ed estetico di questa composizione. (Maria Gabriella Della Sala)
FRAMMENTI NARRANTI MODALMICROMODULI PER VIOLONCELLO SOLO E FICTALLATA
Eā un mare quello in cui ci si inoltra percorrendo i āFrammenti Narrantiā delle note del M° Cesa. Fluidi sono i confini delle sensazioni in viaggio che confini non ha, fatto di andate e ritorni, di soste, di ripartenze. Nuovo eĢ il momento, nuovo eĢ il cuore che si accosta, nuovo eĢ lāestro dellāesecutore, guidato dal M° Cesa attraverso un sentiero di libertaĢ: atmosfere contemporanee ottenute attraverso gesti tecnici di notevole difficoltaĢ esecutiva.
Un pezzo dāintonaco cade dalla facciata antica del castello e riporta ad un passato di stradine ombrose e a un orizzonte dāaria pulita in cui monti boscosi si immergono, padroni, nel cielo di unāaltra stagione, di unāaltra etaĢ.
Piedi scalzi di donne invasate pulsano di gioia e disincanto, rabbia e passione nella terra che opprime e sostiene e la musica, con esse, batte e si ripete a ritmi ogni volta diversi, e ribatte. Sottile miagolio dentro un vicolo terremotato, a ricordare la morte delle macerie e la polvere che tutto ricopre in un finale di resa.
StaticitaĢ della routine o movimento frenetico: neĢ di pace, neĢ di azione vive lāuomo che richiamano allāascolto autentico le emozioni, prima dellāarrivo del gong.
Mi fermo a seguire il fluire della musica che ritorna impetuosa e impietosa a ricordare, con beffarda ironia, la vastitaĢ e la piccolezza del mondo, dellāanima.
EĢ un volo: un arco teso o forse, una freccia che si perde, dolorosa.
CosiĢ, nel segno della ricerca di atmosfere ancestrali, ritmi ossessivi e delle emozioni antiche e sognanti della musica modale si snodano i frammenti di questo viaggio, o forse, dovrei dire, dei viaggi che ciascuno di noi, accostandosi alla musica del M° Cesa, riscopre dentro di seĢ.
Sulla scia della ācon – creativitaĢā tra autore ed esecutori e dellāatmosfera antica della musica Ficta si dispiega il percorso tutto moderno del brano āFictallataā per Violoncello e Pianoforte.
Anime che si inseguono, si perdono e si riscoprono attraverso un processo di identitaĢ vissuto, necessariamente, da ciascuna.
Concludo ritornando allāimmagine del fluire dellāacqua che mi ha trasportato nellāascolto di questi brani: se eĢ vero, come cantava Orazio, che chi solca i mari muta cielo, non animo, eĢ altrettanto vero che quando il mare infinito dei tesori del tempo si mescola allāanima, penetrando ed erodendo, non puoĢ che generare, qui ed ora, vita nei meandri piuĢ profondi.

REFERENCES
